"Si chiude un lungo periodo di
sofferenza della mia vita. Un periodo segnato da accuse
infamanti, che via via sono cadute, come era scontato che fosse,
date le anomalie e le incongruenze che avrebbero potuto
distruggere la mia fiducia nella Giustizia. Un processo che si è
trascinato troppo a lungo, per finire nel nulla perché sul nulla
era basato". Lo ha detto l'ex ministro dell'Interno e attuale
sindaco di Imperia Claudio Scajola commentando la dichiarazione
di non luogo a procedere per estinzione del reato dovuta
all'intervenuta prescrizione emessa stamani dalla Corte di
Appello di Reggio Calabria, al processo per procurata
inosservanza della pena in favore dell'ex parlamentare di Forza
Italia Amedeo Matacena, deceduto il 16 settembre 2022, a Dubai,
dove si era rifugiato per dieci anni dopo essere stato
condannato in via definitiva a tre anni di carcere, a
conclusione del processo "Olimpia", per concorso esterno in
associazione mafiosa. In primo grado Scajola era stato
condannato a 2 anni.
"Restano le ferite non rimarginabili - prosegue l'ex ministro
- e i danni che questa vicenda, anche con la macchina mediatica
del fango che l'ha accompagnata, ha causato a me e alla mia
famiglia. Ho sempre ribadito a gran voce di aver agito
correttamente e, per questo motivo, ho affrontato a testa alta
ogni avversità, presentandomi ad ognuna delle udienze qui a
Reggio Calabria, in qualsiasi condizione fisica o psicologica,
spinto dal desiderio di far emergere la verità, per me e per le
persone che mi vogliono bene". E conclude: "Da oggi, questa
storia appartiene al passato. Anche a 76 anni continuo a
guardare al futuro, con la serenità del cuore".
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