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Incontro sul disagio mentale, promuovere cultura accettazione

Incontro sul disagio mentale, promuovere cultura accettazione

Iniziativa con la partecipazione della neurologa Amalia Bruni

CATANZARO, 18 novembre 2024, 14:52

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Allo stato si registra un'inadeguatezza degli strumenti che vengono utilizzati per promuovere la cultura dell'accettazione del disturbo mentale.
    Occorre dunque un impegno da parte di tutti, operatori sanitari e non, per affrontare socialmente la questione e tentare d'inglobare il malato di mente nella vita della comunità.
    É quanto é emerso dall'incontro svoltosi a Catanzaro nello spazio "Coriolano Paparazzo" fondato da Francesco Mazza.
    L'occasione per dibattere su un argomento da sempre al centro dell'attenzione é stata fornita dalla mostra di fotografie del fotoreporter e regista Gian Butturini, intitolata "Tu interni...io libero", con la ristampa del libro di fotografie, scattate nell'ospedale psichiatrico di Trieste, pubblicato nel 1977 dallo stesso Butturini d'intesa con Franco Basaglia, lo psichiatra morto nel 1980, quando aveva appena 56 anni, che fu l'ispiratore della legge 180 che nel 1978 abolì, di fatto, i manicomi. L'incontro si é incentrato sull'intervento della neurologa Amalia Bruni, direttore del Centro regionale di Neurogenetica di Lamezia Terme e da qualche anno impegnata anche politicamente come consigliere regionale del Pd, sollecitata dalle domande di Venturino Lazzaro, direttore del centro clinico San Vitaliano di Catanzaro, e dello stesso Mazza. "Se la legge Basaglia - ha detto Amalia Bruni - ha avuto il merito di eliminare le condizioni disumane in cui i pazienti psichiatrici venivano tenuti, è anche vero che quello che avrebbe dovuto essere il loro inserimento pieno nel contesto sociale, attraverso una serie di strutture gestionali e assistenziali, ha stentato a realizzarsi perché la disposizione giuridica si è scontrata con un problema culturale. Questo tipo di processi non si possono imporre con le norme, ma richiedono tempo. Non si può negare che la malattia mentale esiste, ma bisogna dare dignità all'essere umano in qualsiasi tipo di situazioni si trovi. Così come occorre eliminare lo stigma che deriva dalla mancanza di conoscenza di queste patologie che riguardano il cervello. Un primo strumento che funziona per non avere paura delle persone che hanno un problema mentale è la comunicazione, che si basa sul linguaggio verbale e sull'ascolto diretto. L'ambiente poi influisce sul comportamento e modifica le nostre connessioni.
    Non è irrilevante che una persona affetta da una sofferenza stia all'interno di un ambiente accogliente e terapeutico rispetto a un altro che dimostra repulsione. La cura è la presa in carico di una comunità che deve diventare curante". "Il disagio sociale - ha aggiunto Amalia Bruni - ha raggiunto dimensioni mostruose e colpisce soprattutto i più giovani. In Regione stiamo lavorando sulla proposta di uno psicologo ambulatoriale che possa riuscire a gestire e intercettare questo nuovo bisogno di salute. E la diagnosi precoce può permettere di mettere in condizione la persona di capire il suo disagio, di accettarlo ed imparare a governarlo. In questa situazione la spinta dal basso può essere determinante. Se si crea un movimento di comunità che esprime nuovi bisogni non più intercettati da vecchi strumenti, non si può rimanere inascoltati".
    Dal dibattito sono scaturiti significativi suggerimenti sul percorso da seguire. Dal punto di vista strutturale si punta all'attivazione di centri diurni e di comunità terapeutiche grazie alle quali le famiglie dei pazienti possono essere sgravate delle difficoltà che incontrano quotidianamente e dove le persone con patologia psichiatrica possono fare un percorso di riabilitazione psichiatrica. Ma questo non può bastare. Da qui l'impegno a costituire un Comitato promotore÷ composto da professionisti, cittadini e rappresentanti di associazioni che possa stimolare la coscienza pubblica a riassumersi una responsabilità collettiva, riportando in campo anche l'azione politica su svariate questioni sociali. L'obiettivo finale è quello di contribuire a costruire una società che si vuole fare carico del malato mentale, che non lo emargina ma gli dimostra anzi vicinanza.
   

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