E' stato uno dei delitti più atroci mai accaduti in Calabria quello di Cocò Campolongo, il bambino di tre anni ucciso e bruciato insieme al nonno, Giuseppe Iannicelli, ed alla compagna di quest'ultimo, Ibtissam Touss. Il delitto è accaduto il 19 gennaio scorso in una zona periferica di Cassano allo Jonio. Quella di Cocò è stata una vera e propria infanzia violata in una famiglia allo sbando. Assieme alla madre Antonia, che ha altri due figli malgrado abbia appena 24 anni, il bambino ha addirittura avuto modo di conoscere, ancora in fasce, l'esperienza del carcere dopo l'arresto della donna per spaccio di sostanze stupefacenti.
In braccio alla mamma il bambino aveva partecipato, lo scorso anno, all'udienza di un processo. Una scena che fece rabbrividire i presenti e che segnò l'avvio di una campagna di sensibilizzazione conclusasi con la concessione alla donna degli arresti domiciliari. Beneficio che, però, durò ben poco: Antonia, infatti, non rispettò gli obblighi della detenzione domiciliare e venne subito riportata in carcere, dove, sempre per fatti di droga, si trova anche il padre del bambino. Da quel momento ad occuparsi del bambino era stato il nonno, Giuseppe Iannicelli. L'uomo, dopo che la moglie, Maria Rosaria Nucera, era stata arrestata, anche lei per droga, così come era accaduto ad un'altra figlia, Simona, aveva allacciato una relazione con la giovane donna marocchina che ha subito il suo stesso destino e quello del piccolo Cocò.
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