(dell'inviata Nicoletta Tamberlich)
"E' troppo facile dividere il mondo in buoni e cattivi, è semplicistico, la realtà è sempre più complessa. La storia, la letteratura, insegnano da sempre che il male fa parte della natura umana, sta noi scegliere da che parte stare. Gomorra mostra la faccia più oscena del cattivo, mostra il male assoluto senza filtri, può dar fastidio ma questo è, lo vediamo ancora oggi anche in altri posti del pianeta, Ciro e Genny sono due carogne". Ne è convinto Marco D'Amore, 'Ciro di Marzio' di Gomorra - La serie, oggi al Giffoni Experience insieme a Salvatore Esposito, che nel titolo rivelazione dell'anno interpreta Genny Savastano, accolti con entusiasmo dai giovani giurati del festival.
Indiscutibile il successo di pubblico, osannata dalla critica, la serie di Sky è stata già venduta in oltre 60 Paesi.
Il boom ha travolto i protagonisti al di là probabilmente delle loro aspettative, ma D'Amore ed Esposito non si sono montati la testa: dal giorno della prima puntata della messa in onda della serie le polemiche non si sono mai fermate, sulla fascinazione del male, sugli eroi negativi e negli ultimi giorni sull'inchiesta sulle presunte tangenti imposte alla casa di produzione Cattleya per l'affitto dei locali della villa dove si sono svolte le riprese. Ma loro sono rimasti due ragazzi di sempre con una storia fatta di studio, gavetta e duro lavoro.
"Ci rivediamo l'anno prossimo a Giffoni. Presenterò il film che ho deciso di produrre sul 'caso Eternit'. Mi dicevano tutti che non ce l'avrei fatta e invece per l'anno prossimo sarà pronto", ha annunciato D'Amore, che non ha voluto parlare dell'inchiesta: "Per formazione culturale tendo ad attenermi solo ai fatti dopo averli accertati.
"L'assoluta qualità del prodotto è il segreto del successo di Gomorra che oggi viene accostata a grandissime produzioni americane. Dovrebbe essere un vanto per l'Italia, al di là delle polemiche", ha sottolineato Esposito. Gomorra erede de La Piovra? "Il paragone - ha proseguito Esposito - con La Piovra ci fa onore. Significa che noi abbiamo cancellato 25 anni di televisione. La Rai dice che non vuole fare serie con eroi negativi. Io dico che Genny e Ciro sono negativi ma non sono assolutamente eroi. Camminare all'indietro è un limite del cinema italiano. In Italia le cose positive non fanno notizia".
L'Italia esporta solo prodotti sulla criminalità? Non è questa la lettura di Marco D'Amore: "E' assurdo - insiste - pensare che Gomorra sia solo un luogo geografico. Se si è onesti intellettualmente non si può non capire come sia, invece, un luogo della coscienza con cui bisogna fare i conti. Gomorra è stata venduta in tutto il mondo perché racconta del mondo".
Gomorra, dunque, come narrazione di una realtà, ma anche come luogo dell'anima, mistura corrosiva di razionalità e bestialità, carnalità e freddezza: "È svilente - ha continuato l'attore - che al giorno d'oggi si continui a dividere il mondo in buoni e cattivi. Svegliamoci in Italia, perché fuori c'è un mondo che corre velocissimo. Parlando del mio personaggio, posso dire di aver fatto un percorso insieme a lui, provando ad approcciare alla sua storia senza pregiudizi. Può sembrare paradossale, ma sono riuscito a vivere, grazie a lui e insieme a lui, sprazzi di gentilezza e di umanità. Probabilmente non riuscirò più a vivere con tanta forza certi sentimenti nella vita fuori dalle scene".
E se la serie rappresenta un'occasione di arricchimento dal punto di vista professionale, non va sottovalutata l'esperienza di vita: "La gratitudine e la solidarietà che abbiamo trovato sul territorio - ha fatto notare Esposito - mi ha commosso.
Abbiamo girato per nove mesi nelle zone cosiddette malfamate di Napoli del suo hinterland e ovunque abbiamo trovato chi ci ha aperto la porta, offerto un caffè. Mi rendo conto che tutto questo non faccia notizia. Ma bisogna sottolineare come tutto questo sia il segno evidente che non tutto lì è marcio".
I progetti futuri di D'Amore ed Esposito passano per Gomorra, ma vanno anche oltre. E se D'Amore si è lanciato nella produzione ed ha appena finito di girare "Perez" con Luca Zingaretti, Esposito si guarda intorno: "Il mio primo progetto - ha detto - è quello di pagare le tasse... sto valutando alcune proposte. Non ho firmato nulla". Un messaggio ai giovani giurati di Giffoni: "Ho dedicato la mia vita allo studio. Sono andato via da casa a 18 anni, ho perso tanti momenti belli della mia famiglia. Ho lavorato per mantenermi durante gli studi. Non smettete mai, ragazzi di credere nelle vostre potenzialità, nessuno deve scegliere al vostro posto. Questa per me è la risposta più efficace, che va oltre le polemiche che non mi riguardano".
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