"L'ultima volta l'ho visto ieri poco
dopo le 18 mentre entrava in azienda, ci siamo salutati con un
cenno come eravamo soliti fare. Nulla che facesse presagire il
peggio. Quando ieri sera mi hanno detto che c'era la polizia nel
suo capannone, ho provato a chiamarlo ma il suo telefono
squillava a vuoto e allora ho capito". Marco Scala ha la sua
attività avicola di fronte a quella di arredi per negozi
dell'imprenditore di Cercola ritrovato suicida con un cappio al
collo all'interno della sua attività alla periferia di Napoli.
"Non ci posso credere - spiega all'ANSA - era un combattente,
sempre positivo, era lui a darmi coraggio. Anche in questi
giorni duri per tutti mi diceva vedrai che supereremo anche
questa. Davvero nulla faceva presagire un gesto del genere.
Aveva riaperto come tanti lunedì scorso, sembrava il solito".
Eppure nella sua vita l'uomo ne aveva superate di prove
difficili: "Sette anni fa - riferisce l'amico commerciante -
riuscì a sconfiggere il tumore. Ho superato quello - mi aveva
detto - supererò anche questa. Era un ottimista e non credo
avesse particolari problemi con la sua attività anche se gli
stavano molto a cuore i dipendenti della sua azienda. Se c'era
un problema si sacrificava lui piuttosto che togliere qualcosa
ai suoi operai. Forse questo poteva preoccuparlo, non poter
garantire i suoi dipendenti in questa fase così complicata. Ne
andava della sua dignità e non lo avrebbe accettato. Era un
imprenditore onesto".
Quanto ai motivi alla base del gesto è possibile avanzare
solo delle ipotesi: "Forse una somma di fattori, a volte è
l'insieme delle cose che fa il totale anche se, ripeto,
mascherava il tutto con una buona dose di ottimismo. Chissà cosa
gli è passato per la testa. Ma di certo - conclude l'amico
commerciante - non è scappato di fronte ai problemi. Anzi, ha
avuto coraggio".
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