La pizza, i pizzaioli e le pizzerie
"muoiono a colpi di decreto". E' l'allarme della Federazione
Italiana Associazione Pizzerie e Pizzaioli che chiedono "un
ristoro di almeno 15mila euro ad azienda, come avvenuto a marzo
in Germania". I dati resi noti dalla Federazione parlano di
"150.000 pizzerie chiuse, oltre 600.000 addetti senza lavoro,
300.000 famiglie sul lastrico e senza speranza". Le associazioni
di categoria scendono in piazza per protestare contro le
restrizioni imposte dal Dpcm. "L'Unesco e il mondo intero
riconoscono il valore di questo alimento - viene sottolineato in
una nota - mentre in Italia, a colpi di decreto, uccidiamo la
pizza e con essa, tutte le pizzerie e l'arte del pizzaiolo,
decretata patrimonio dell'Umanità".
Le pizzerie, "nel novanta per cento dei casi aprono alle 18:
per espletare con il decreto 'coprifuoco', che inizia alle 18,
dovranno restate chiuse, cioè morire". "Il colpo di mannaia le
decapita definitivamente - si legge nella nota diffusa a Napoli
dall'Associazione Verace Pizza Napoletana - Mangiare in
pizzeria, seguendo correttamente il distanziamento e le altre
normative, già dalle pizzerie a proprie spese applicate, è
certamente uno dei luoghi meno a rischio di contagio, tenendo
presente che il tempo espletato per il consumo non supera quasi
mai la mezza ora, e che il prodotto viene cotto ad alta
temperatura, consumato da congiunti e su tavoli massimo per sei
persone". "Noi vogliamo lavorare per vivere - conclude la nota -
e non campare a carico dello Stato".
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