Non furono le percosse subite dal
marito ma una rovinosa caduta provocata dal filo del forno a
microonde, nel quale era inciampata, a causare l'ematoma
subdurale acuto che poco dopo causò la morte di Fortuna
Bellisario, deceduta il 7 marzo 2019 a Napoli. A sostenerlo, nel
ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso alla
sentenza dei giudici del Riesame di Napoli che hanno disposto il
ritorno in carcere per il consorte della vittima, è l'avvocato
Sergio Simpatico, legale di Vincenzo Lo Presto, 43 anni,
condannato a 10 anni di reclusione per l'omicidio
preterintenzionale della moglie, scarcerato qualche mese fa,
dopo due anni di detenzione in carcere.
Nei giorni scorsi i giudici del Riesame hanno disposto il
ritorno in cella per Lo Presto che il gip definì l'uomo "non
socialmente pericoloso", "di indole non allarmante". Per i
giudici del Riesame, invece, ritenendo attendibili le
dichiarazioni di un cugino, che vive al nord, classificano Lo
Presto come "un soggetto del tutto incapace di tenere a freno i
propri impulsi violenti anche nei confronti di altri componenti
i nucleo familiare".
Nelle dieci pagine e mezzo, dove vengono citati anche gli studi
di due luminari della neurochirurgia, James E. Wilberger (della
Drexel University di Pittsburgh) e Gordon Guanxiong Mao (del
Southwestern Medical Center di Dallas), l'avvocato Sergio
Simpatico spiega, tra l'altro, che le botte ritenute la causa
del malore e del decesso, la povera Fortuna Bellisario le aveva
subìte, quel tragico 7 marzo 2019, alle 9 del mattino mentre la
morte è collocata, per soffocamento, tra le 13,20 e le 13,30,
cioé circa 4 ore e mezza dopo l'evento traumatico. Un lasso di
tempo, in sostanza, incompatibile con un ematoma subdurale
acuto, secondo il legale e gli studi citati.
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