Quattrocento visitatori pomeridiani
divisi in cinque turni oggi (con ingresso gratuito) e un weekend
alle porte già sold out quando, a partire da sabato, servirà il
biglietto. Dopo anni di lavori, riapre le sue porte l'acquario
della stazione zoologica Anton Dohrn ed è subito corsa alla
prenotazione per accedere nella rinnovata struttura della villa
Comunale che affaccia sul mare di via Caracciolo. Costruito nel
1874, l'acquario, uno dei più antichi al mondo con la sua
architettura Ottocentesca, ha riaperto oggi al pubblico dopo tre
anni di lavori per quello che è l'intervento più importante e
completo nei suoi quasi 150 anni di storia.
Strutturato in 19 vasche, l'Aquarium conta circa 200 specie
animali e vegetali (frutto di scambi con altri acquari o di
pesca autorizzata) distribuite in 9 diversi habitat che
ricostruiscono gli ambienti del Mediterraneo, dai primi metri di
profondità sino agli ambienti profondi. Include anche delle
vasche con pesci tropicali che simboleggiano i cambiamenti in
corso nel Mare Nostrum, sempre più popolato da specie che stanno
entrando dal Mar Rosso e altri ambienti tropicali. Contiene
complessivi 180 metri cubi di acqua. L' Aquarium si sviluppa
complessivamente su 507 metri quadrati. L'intervento di restauro
è stato un mix di tecnologia e antichità. Antichità come i
reperti di archeologia subacquea concessi in affidamento dalla
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune
di Napoli, in particolare anfore vinarie e olearie di epoca
romana e ancore litiche che in una delle vasche vanno a
ricomporre i resti del parco archeologico sommerso di Baia.
Mentre le nuove tecnologie hanno interessato le vasche e tutta
l'area centrale della Stazione Zoologica, dal consolidamento di
cinque colonne portanti al salone espositivo, dagli ambienti
retro-vasca, ai locali tecnici, dagli stabulari agli spazi al
piano seminterrato che ospita gli impianti
tecnologici. I lavori sono stati effettuati con i fondi del
Ministero dell'Università e della Ricerca. Ma c'è anche la mano
dell'Accademia di Belle Arti di Napoli grazie al progetto ideato
e curato dalla Scuola di Design della Comunicazione
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