Alla vigilia dell'anniversario
della legge 194, in Piazza Miraglia a Napoli si è tenuto il
flash mob di 'Ccà nisciun' è Fessa, rete territoriale napoletana
che si occupa di interruzione volontaria di gravidanza e di
salute sessuale e riproduttiva.
Con in sottofondo le registrazioni audio di testimonianze
raccolte nell'ultimo anno, i 'corpi' presenti in piazza hanno
rappresentato alcuni degli ostacoli che una persona che decide
di abortire è costretta ad affrontare: consultori chiusi e mai
più riaperti; assenza di informazioni chiare e corrette da parte
delle Aziende Sanitarie Locali e delle Aziende Ospedaliere;
"numero irrisorio di centri IVG, di fatto operativi in maniera
saltuaria, e percentuali elevate di personale medico obiettore;
liste d'attesa lunghissime e linee guida ministeriali mai
applicate".
Chi sceglie di abortire in Campania - è stato spiegato - "deve
affrontare una vera e propria odissea da centro a centro, senza
poter scegliere se affrontare un aborto chirurgico o
farmacologico e rischiando addirittura di doversi rivolgere a
centri privati o fuori regione".
"La tutela della salute sessuale e riproduttiva è un diritto
fondamentale ma non realmente garantito, al netto
dell'inefficienza dei servizi sanitari e il mancato accesso alle
procedure mediche essenziali, come l'interruzione volontaria di
gravidanza", è stato spiegato.
Dalla mappatura dei consultori e centri IVG di 'Ccà nisciun è
fessa è emerso che cosa realmente significa vivere in una
regione in cui il personale medico obiettore sfiora il 77%, i
centri attivi per l'IVG sono il 27,5% di tutte le strutture
disponibili e il numero dei consultori attivi continua a ridursi
drasticamente.
A questo quadro si aggiunge "da un lato la totale assenza di
programmi di educazione sessuale nelle scuole, a fronte di
costanti tassi di violenza di genere in aumento, e dall'altro un
accesso alla contraccezione a dir poco limitato".
'Ccà nisciun è fessa "vuole ribaltare la narrazione che ruota
intorno all'aborto, la retorica del senso di colpa, che dipinge
chi ha abortito come una persona che ha subito un trauma, quando
l'unico trauma è la continua messa in dubbio delle scelte sui
nostri corpi".
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