Decine di litri di latte di bufala sono stati versati davanti alla sede della Regione Campania da parte degli allevatori di bufale della provincia di Caserta, che non hanno ottenuto un incontro con i vertici della Regione per ridiscutere il piano su Brucellosi e Tubercolosi.
La protesta si è conclusa con una scena che richiama l'esecuzione di migliaia di bufale a causa dell'epidemia di brucellosi e tbc, bufale quasi tutte poi rivelatesi non ammalate dopo l'esecuzione: infatti il latte, davanti all'ingresso della Regione protetto da decine di agenti di polizia e carabinieri, è stato versato su una bara a simboleggiare la lenta ma determinante morte del settore. I manifestanti hanno chiuso la manifestazione dando appuntamento a Roma il 28 luglio per un corteo che chiederà un incontro con i dirigenti dei partiti nazionali vista la chiusura del dialogo con la Regione Campania.
Su 140.000 bufale abbattutte, solo l'1,4% delle analisi effettuate successivamente è risultato positivo a brucellosi e tubercolosi. E' questo il presupposto da cui muove il "Coordinamento unitario difesa patrimonio bufalino", che ha invaso oggi Napoli con i trattori dalle campagne del casertano. "Noi siamo un movimento ragionevole e determinato - spiega Gianni Fabbris, presidente di 'Altragricoltura' che guida il corteo di decine di trattori -, un movimento che però chiede rispetto, diciamo a De Luca di condividere richieste chiare per coinvolgere le imprese del settore per eradicare la brucellosi e la tbc come accade in ogni parte del mondo, dove si è risolto con logica di ascolto condivisione, degli allevatori". Fabbris spiega che la Regione "inizialmente aveva accolto alcune delle nostre proposte inserendole dentro una elaborazione e l'assessore Caputo aveva aggiunto l'impegno di riconvocarci.
Poi la Regione ha cambiato strategia chiudendo le porte su vaccinazione e autocontrollo e sul dialogo con i piccoli e medi allevatori".
La strategia contestata oggi davanti alla sede della Regione è invece approvata da quasi tutte le grandi associazioni nazionali del settore; se ne occupa il Commissario Luigi Cortellessa, in raccordo con il Ministero della Salute. "So che molte associazioni non sono d'accordo - spiega Fabbris - e so che molti di coloro che contestano sono anche iscritti a Coldretti, Configracoltura e altre organizzazioni professionali storiche che sono d'accordo con la Regione perché abituate sempre a dire sì, questa invece è la voce dell'autonomia degli allevatori, quelli che non vengono ricevuti, è democrazia di persone che la mattina si alzano presto per lavorare e non si tolgono però il cappello di fronte a nessuno".
Con gli allevatori anche i sindaci di Casal di Principe, Casapesenna, Caiazzo, Aversa, Santa Maria La Fossa, Pietramerala e Castel Volturno. "Siamo davanti a un piano deciso a tavolino - spiega Renato Natale, sindaco di Casal di Principe - da persone che hanno portato a una serie di danni a 300 aziende chiuse, decine di migliaia di bufale uccise e che poi erano sane. Nonostante questo si continua a dare una forte botta economica agli allevatori. Noi sindaci siamo vicini a loro per chiedere un incontro con le autorità regionali, specie adesso che siamo davanti a un piano con forti limiti, con il rischio che non sia applicabile, oltre ai dubbi di legittimità di un piano che dovrebbe essere del Consiglio Regionale e non della Giunta. Noi sindaci abbiamo parlato con l'assessore Bonavitacola che si è dimostrato aperto e capace ma poi c'è stata dalla Regione una chiusura forte nei confronti degli allevatori. Il presidente De Luca deve avere un atteggiamento più dialogante con gli allevatori della Provincia di Caserta".
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