Maria toglie il velo, il
Bambinello regge un lembo. "Woman, Life, Freedom" è il grido che
campeggia sulla Natività allestita da don Vitaliano Della Sala
nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Capocastello, nel centro
storico di Mercogliano, in provincia di Avellino. Anche
quest'anno il Presepe allestito dal sacerdote che negli anni
Novanta fu sospeso a divinis, per essere poi reintegrato, per le
sue posizioni antiglobaliste a fianco di Luca Casarini e a
Francesco Caruso, "prende posizione" schierandosi al fianco
della protesta delle donne iraniane calpestate nei diritti e
perseguitate fino alla morte.
La "Maria" di don Vitaliano si chiama Mahsa Amini, la ragazza
di 22 anni del Kurdistan iracheno uccisa perché non indossava il
velo secondo i canoni islamici. "Dio non ha imposto il velo alle
donne e non ha imposto nulla a nessuno - dice il sacerdote che
oggi si occupa dei poveri della Diocesi di Avellino come vice
direttore della Caritas -. La Madonna del nostro Presepe non ha
un volto, ma quello di tutte le donne, mamme, uomini, bambini
maltrattati e uccisi in Afghanistan Africa, Medioriente. Dal
giorno del funerale della "Maria" iraniana, le donne islamiche
non hanno più chinato il capo di fronte al violento attacco ai
loro diritti. Anzi - conclude don Vitaliano - quel capo l'hanno
scoperto dal velo, in segno di protesta contro coloro che lo
impongono spacciandosi per rappresentanti di Dio".
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