(ANSA)- AVELLINO, 3 LUG- "Quella che si era prospettata come
un'occasione di riscatto e di stabilità per le nostre famiglie,
si è trasformata in un incubo". È uno dei passaggi contenuti
nella lettera che quattro ex scoibentatori dell'Isochimica di
Avellino hanno inviato al presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella, con la richiesta di essere ricevuti al Quirinale.
Dopo il processo penale in primo grado, nel quale furono
condannati a dieci anni di reclusione ciascuno due dirigenti
dell'azienda fondata da Elio Graziano e due ex dipendenti di
Ferrovie dello Stato, il giudizio civile per i risarcimenti è
fermo da cinque anni.
Le vittime di patologie asbesto-correlate sono state 35 e,
come scrivono Carlo Sessa, Antonio Olivieri, Mario Giordano e
Claudio Fausto, "234 ex lavoratori si sono ammalati a causa
della prolungata esposizione all'amianto. Tra questi,
sistematicamente - ricordano gli ex scoibentatori - uno al mese
sta perdendo la vita". Una tragedia che resta sotto traccia,
aggiungono, anche perché non sostenuta dal clamore mediatico che
"in altri drammi italiani ha favorito una più celere soluzione
in via transattiva".
Gli ex lavoratori chiedono a Mattarella "giustizia per la
nostra salute rubata e per il dolore patito dalle nostre
famiglie". L'esito paradossale che viene sottolineato è che
nonostante il riconoscimento della condizione di "malati di
Stato", "siamo stati abbandonati dalle istituzioni nella
prospettiva di una morte silenziosa e privati della nostra
dignità di lavoratori e cittadini". Da qui la richiesta al
presidente della Repubblica: "Confidiamo in lei per riaccendere
la nostra speranza. Vorremmo raccontarle da vicino la sofferenza
di chi è stato vittima per quarant'anni di un crimine di Stato".
L'isochimica cominciò le sue produzioni nel centro di Avellino a
Borgo Ferrovia nel 1982 e venne chiusa nel 1989 dal pretore di
Firenze, Beniamino Deidda, competente in quanto le carrozze
scoibentate ad Avellino erano destinate a Prato.
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