L'attacco hacker contro l'Azienda
ospedaliera universitaria Vanvitelli di Napoli si è concentrato
sui software per le analisi di laboratorio, costringendo gli
operatori ad un lavoro di tipo manuale con inevitabili
rallentamenti e forti disagi sull'utenza. L'ingegner Giuseppe
Nunziata, dirigente informatico dell'Azienda, è al lavoro per
affrontare la situazione di emergenza e spiega all'ANSA la
situazione.
Non è giunta, per il momento, una esplicita richiesta di
riscatto: "Abbiamo ricevuto un indirizzo mail che avremmo dovuto
contattare per avviare una trattativa", spiega. Di concerto con
la Polizia postale, cui ieri è stato denunciato l'attacco, e poi
anche con gli esperti dell'Agenzia per la cybersicurezza
nazionale, si è deciso di non dar corso alla richiesta e di
moltiplicare gli sforzi tecnici per il ripristino della
normalità.
I primi segni di difficoltà al sistema informatico
dell'ospedale sono stati rilevati sabato, poi i controlli
specifici eseguiti lunedì hanno mostrato che non si trattava di
un malfunzionamento ma di un'incursione di pirati informatici.
Molti dati appaiono ora crittografati, come nella tradizione del
ransomware, altri sistemi non funzionano: per il momento non è
possibile, sottolinea Nunziata, escludere violazioni di dati
sensibili dell'utenza.
Sono diverse le piattaforme informatiche colpite, ma i
problemi maggiori si registrano per il laboratorio di analisi,
dal quale poi a cascata dipendono molte attività cliniche e
soprattutto gli interventi chirurgici. Al momento il blocco
delle reti hackerate perdura, mentre le attività di analisi nei
laboratori non sono ferme ma procedono lentamente. I tecnici,
assicura il dirigente, proseguiranno senza sosta nelle prossime
ore il lavoro per superare l'emergenza.
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