La prima sezione della Corte di
Appello (presidente Giovanni Carbone) ha assolto definitivamente
"perché il fatto non sussiste" il generale di Corpo di Armata
Giuseppe Mango, attualmente in pensione, al quale era contestato
il reato di rivelazione di segreto di ufficio.
L'alto ufficiale rimase coinvolto nell'inchiesta, quando era in
procinto di essere nominato Comandante in Seconda della Guardia
di Finanza, incentrata sul gruppo imprenditoriale Rosso
Pomodoro, brand della ristorazione molto noto in Italia e non
solo.
L'assoluzione è giunta all'esito di un percorso processuale
lungo e tortuoso e dopo che la Corte di Cassazione aveva
annullato la precedente sentenza di condanna inflitta dalla
Corte di Appello partenopea.
L'avvocato Domenico Ciruzzi che insieme al professore Franco
Coppi assiste il generale Mango ha espresso "grande
soddisfazione" per la decisione della Corte di Appello: "Il
processo aveva dimostrato la totale insussistenza dell'ipotesi
delittuosa contestata - ha sottolineato il legale - e ciò era
già stato certificato dalla Corte di Cassazione che, nella
sentenza di annullamento, aveva severamente criticato
l'illogicità della motivazione della precedente sentenza della
Corte di Appello napoletana.
Semplicemente il reato non sussiste perché il Generale non
ha mai rivelato a chicchessia notizie coperte da segreto di cui
non disponeva in alcun modo".
"Sono molto felice anche dal punto di vista umano - ha detto
ancora Ciruzzi - perché il generale Mango si è difeso
strenuamente per anni, giungendo finanche a rinunziare alla
prescrizione per poter vedere acclarata la sua totale
innocenza".
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