"Il caso Assange riguarda la
libertà di stampa, non solo per Assange, privato della libertà
da oltre 11 anni, da quattro anni detenuto in Inghilterra in un
carcere di massima sicurezza, ma per tutti i giornalisti. Ne va
di mezzo la possibilità per ciascuno di noi di potersi fare
un'opinione e fare di queste uno strumento di agire politico
consapevole". Questa la premessa alla base del blitz degli
attivisti di FreeAssange Napoli che, nei pressi del museo
archeologico, in collaborazione con il progetto Liberi
Edizioni, hanno realizzato un'installazione coprendo una
edicola, dismessa da tempo, con un manifesto relativo alla
vicenda di Assange, "volendo così recuperare la funzione di
punto di informazione - spiegano all'ANSA - che per anni hanno
avuto le edicole dei giornali ormai abbandonate".
"Come ha recentemente affermato la giornalista Stefania
Maurizi - si legge in una nota - sappiamo che Assange non verrà
salvato dalla legge, semmai da un principio etico-umanitario
sostenuto dalla mobilitazione dell'opinione pubblica e anche
dalle iniziative dei vari comitati internazionali, tra i quali
quello di Napoli, prima grande città in Italia che, dopo aver
ottenuto un voto unanime del consiglio comunale per la
cittadinanza onoraria al giornalista australiano, si aspetta che
questa venga definitivamente conferita nei prossimi giorni dal
sindaco Manfredi".
"Il trattamento inumano, fisico e psicologico, che sta
soffrendo Assange in prigione e gli anni di persecuzione - si
legge nel comunicato - gli hanno provocato un deterioramento
fisico e psicologico come ha anche ricordato nel luglio scorso
Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la Pace, e a rompere il
silenzio della gran parte dei media occidentali su questa
allucinante vicenda ci ha pensato il Papa che nei giorni scorsi
ha ricevuto in udienza privata la moglie di Julian, Stella
Morris".
All'iniziativa erano presenti anche i genitori di Mario
Paciolla, il cooperante italiano morto in circostanze misteriose
in Colombia tre anni fa.
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