È stato l'uomo delle riforme a
tutti i costi, napoletano di gran classe, elegante e 'pignolo',
come egli stesso si è definito. Giorgio Napolitano, morto alle
19.45 di oggi a Roma a 98 anni, è stato il primo nella storia
della Repubblica ad essere presidente due volte: rieletto al
Quirinale nel 2013 dopo la prima volta del 2006. Attento ad ogni
dettaglio, lavoratore instancabile, profondo conoscitore della
vita parlamentare e delle dinamiche politiche dell'intera storia
repubblicana. Sempre accompagnato con discrezione dalla moglie
Clio, ha iniziato il primo settennato, nel 2006, gioendo per la
vittoria dell'Italia ai mondiali di calcio di Berlino e ha
concluso i quasi due anni del secondo mandato con qualche
rimpianto per non essere riuscito a vedere del tutto compiuti
quei cambiamenti istituzionali per i quali tanto si è speso. Ma
soprattutto 're Giorgio' ha dovuto affrontare quello che in
molti considerano il periodo più buio degli ultimi 50 anni,
navigando a vista tra gli scogli di una durissima crisi
economica. E lo ha fatto con una convinzione incrollabile: che
l'Italia avesse bisogno di stabilità politica.
La Napoli degli studi giovanili, quella del liceo Umberto, e
quella degli amici di sempre come Umberto Ranieri e il compianto
Maurizio Valenzi, quella dei musei e delle istituzioni, ma anche
quella delle tradizioni e delle tipicità, dalla tazzina di caffè
al Gambrinus alle piccole opere d'arte targate San Gregorio
Armeno. Giorgio Napolitano, nei suoi nove anni da Capo dello
Stato, nel seguire le sorti della sua città - dove nacque nel
1925 - non ha mancato mai di ritagliarsi uno spazio per le
eccellenze del territorio, piccoli piaceri della tavola o
creazioni di rara bellezza sinonimo di made in Italy nel Mondo.
E non ha mai rinunciato a uno dei marchi storici della
napoletanità, le cravatte di Marinella. Al punto da essersi più
volte definito 'un vero testimonial' dell'azienda con sede alla
Riviera di Chiaia. Piccoli esempi dell'amore per la sua città,
che lo ha sempre ricambiato.
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