"Lo studio Pearl, che si
caratterizza per essere uno studio 'real world', è importante
perché va a valutare la risposta nella pratica clinica
quotidiana a uno dei nuovi farmaci per il trattamento della
prevenzione dell'emicrania: il fremanezumab". Lo ha spiegato
Cristina Tassorelli, ordinaria di Neurologia e direttore del
Dipartimento di Scienze del sistema nervoso e del comportamento
presso l'Università degli studi di Pavia, in occasione del
53esimo congresso della Società italiana di neurologia, durante
il quale Teva ha presentato i dati sulla seconda fase dello
studio Pearl. Il nuovo farmaco si somministra ai pazienti
affetti da emicrania per via sottocutanea una volta al mese o
una volta ogni tre mesi e questo studio consente di andare a
vedere quali e quanti sono in percentuale i 'pazienti responder'
cioè coloro che hanno un beneficio dalla terapia tale per cui i
loro giorni di emicrania vengono ridotti del 50 per cento ogni
mese.
Tassorelli ha evidenziato l'importanza di proseguire con
studi 'in real world' perché "l'efficacia dei nuovi farmaci come
il fremanezumab è stata dimostrata nei trial clinici
randomizzati, che sono studi in cui il paziente viene
selezionato seguendo criteri di inclusione e di esclusione,
viene seguito con controlli molto ravvicinati mentre nella
pratica clinica i pazienti vengono visti ogni 4-6 mesi e non
sono selezionati". Gli studi in 'real world' dunque sono
rilevanti - sottolinea Tassorelli - "perché ci dicono la reale
efficacia dei farmaci nel paziente reale, cioè nel paziente che
può avere una malattia o una serie di comorbilità, che è un
paziente più complesso di quelli che vengono inclusi e seguiti
negli studi registrativi". Studi in 'real world' che pertanto
assumono una rilevanza soprattutto - conclude la professoressa -
"per il neurologo clinico e per l'esperto di cefalea perché
davvero danno indicazioni vere per prendere decisioni di ogni
giorno".
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