Aveva il sistema immunitario
gravemente compromesso, in seguito ad una patologia pregressa,
Nicola Liguori, il 29enne deceduto lo scorso 7 maggio in un
letto d'ospedale dove era finito il primo luglio 2022, dopo che
Pasquale Pezzella gli aveva dato fuoco su una panchina di
Frattamaggiore, in provincia di Napoli. Non solo. Mentre era
ricoverato e particolarmente esposto al pericolo di infezioni a
causa delle profonde lesioni causate dalle fiamme, Liguori ha
ricevuto la visita di una parente - senza alcun dispositivo di
protezione individuale - che si è anche scattata un selfie. Ad
evidenziare queste due circostanze, oggi a Napoli, sono stati
gli avvocati Ferdinando Pellino e Marcella Monaco, legali
dell'imputato che risponde di omicidio volontario aggravato
davanti ai giudici della Corte di Assise di Napoli (presidente
Lucia La Posta) la quale ha annunciato accertamenti sulla foto,
peraltro pubblicata sui social.
L'udienza è stata incentrata perlopiù sulle deposizioni dei
tre medici che hanno eseguito i controlli e poi l'autopsia sulla
vittima: tutti hanno evidenziato - rispondendo alle domande del
pm Alberto Della Valle - che a causare la morte di Liguori è
stata una imponente sepsi che ha coinvolto diversi organi,
un'infezione estesa e letale determinata dalla elevata
vulnerabilità a cui la vittima era esposta.
Dal luglio 2022 al maggio 2023 Liguori è passato per ben
cinque strutture sanitarie (tra cui il Centro Grandi Ustionati
del Policlinico di Bari) e da un peso iniziale di 95-96 kg ai
46-47 di quando è deceduto. Le sue condizioni di salute sono
state altalenanti: ci sono stati miglioramenti ma sempre in un
quadro di precarietà latente come hanno poi dimostrato le
diverse involuzioni registrate.
L'ultimo testimone dell'accusa ascoltato è stato il perito
Pasquale Gargiulo delegato a trascrivere tre file audio-video
contenenti l'interrogatorio della vittima eseguito dalla polizia
giudiziaria. Nella prossima udienza, fissata per il 22 novembre,
è previsto che venga ascoltato l'imputato.
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