Tornare a Napoli con il sorriso, la
voglia di "tornare a vincere" alla guida di una squadra che,
ammette, è la più forte che ha mai avuto. Walter Mazzarri si
presenta combattivo e pronto nella sua nuova avventura sulla
panchina del Napoli che ritrova dieci anni dopo i quattro già
trascorsi in azzurro. Ad attenderlo una squadra da risvegliare -
dopo la breve e infelice stagione di Rudi Garcia - e un poker di
match durissimi, che comincia domani con l'Atalanta e proseguirà
poi con Real Madrid, Inter e Juventus, tutto in 14 giorni.
Il tecnico azzurro arriva però senza paura, cominciando
dall'ironia che riserva a chi gli dà del 'bollito': "Se è buono
- dice - lo mangio anche io. Ma sono talmente esperto che non
rispondo a questa sciocchezza. Ho studiato tanto in questi anni,
so che il calcio è molto cambiato negli ultimi tre-cinque anni e
so anche che una squadra non abituata a vincere lo scudetto
quasi fisiologicamente paga qualcosa. I calciatori si sentono
forti e magari non rincorrono più l'avversario, ora devo far
capire ai ragazzi che non si sottovaluta niente".
Basta vedere il Napoli del pari contro l'Union Berlino, o
quello del ko contro l'Empoli: serve ritrovare la squadra che
lavora davvero tutta unita, non solo affidandosi alle qualità
dei singoli, ma Mazzarri non rimprovera nulla al suo
predecessore Garcia: "Io subentro ad un allenatore che ha un
curriculum e non lo criticherò mai", dice.
"Io da allenatore - spiega - sono nato per soffrire. Ci
aspettano quattro partite difficili e importanti, in un momento
delicato, ma sono andato sempre bene quando mi sono buttato
nell'avventura senza paura. Ora non puoi pensare agli obiettivi
di stagione. La prossima partita è con la morte, dare tutto per
i 90', risolvendo gli eventuali problemi che ci sono nella
squadra che sto capendo, perché il Napoli lo vedevo in tv ma se
non alleni non hai la percezione perfetta della squadra e del
singolo giocatore. Lo scudetto? Se non si ricomincia a
rivincere, come pensi allo scudetto? L'ultima è stata persa e
siamo a 10 punti dalla vetta".
C'è tanto realismo nel tecnico che al suo arrivo ha dovuto
fare i conti con le convocazioni nelle varie nazionali potendo
allenare solo quelli che non sono partiti e che nelle ultime
sedute ha ritrovato le stelle, a partire da Osimhen, tornato ad
allenarsi oggi insieme a Meret e Zielinski ma che domani a
Bergamo partirà dalla panchina.
Mazzarri non rivela la sua prima formazione ("lo sapete che
non do vantaggi a un grande allenatore come Gasperini" dice),
spiegando però che parte con il 4-3-3 del Napoli, senza tornare
per ora al suo amato 3-4-3: "In un anno e mezzo - spiega - ho
studiato, non so ora se giocherò sempre nello stesso modo ma
ovviamente con una squadra che ha dato spettacolo si comincia
come giocava, poi vedremo di partita in partita".
C'è entusiasmo e la volontà di far tornare il sorriso sul
volto dei tifosi e del patron De Laurentiis, che Mazzarri spiega
essere diventato un amico dopo un paio di anni di freddo dopo
l'addio. Ma ora c'è il presente, con Osimhen che cerca la forma
per essere titolare a Madrid, Lindstrom out, e Anguissa che si
è allenato oggi per la prima volta e che lascerà spazio a
Cajuste. E con gli inevitabili ricordi che portano ai paragoni:
"Osimhen-Cavani? Molto simili, Cavani dava tutto per il perfetto
feeling che avevamo e sono contento di aver parlato con Victor.
Kvara-Lavezzi? Uguali nel dribbling, ma l'argentino non tornava
e andava bene all'epoca, Kvaratskhelia lo fa nel calcio di
oggi". Il calcio è cambiato, Mazzarri è pronto.
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