Anche in Campania il concetto di Made in Italy è considerato in modo decisamente positivo. E' quanto emerge dalla ricerca effettuata da Teleperformances Knowledge Services, presentata questa sera a Salerno durante il road show di Made in Italy Community. A relazionare sullo studio è stato Gabriele Albani, ceo della società che da oltre 30 anni si occupa di ricerche di mercato.
Dall'analisi dei dati emerge che i prodotti realizzati in Italia sono considerati dai cittadini campani una sorta di status symbol da mostrare e di cui andare fieri. Non a caso si è disposti a spendere fino al 25% in più per prodotti italiani. Un fattore determinato dalla selezione dei materiali, dal loro controllo e dal legame con il territorio (11%). Ma anche dalla capacità creativa e innovativa (14%) da parte dei produttori. I campani prestano molta attenzione alla scelta delle materie prime di qualità; piace ed incentiva all'acquisto anche la cura dei dettagli in ogni passaggio produttivo.
Quanto ai marchi Made in Italy, i campani citano in primo luogo aziende del settore agroalimentare ma emergono anche le compagnie di navigazione: spiccano, ad esempio, brand come la pizza di Gino Sorbillo, pasta Rummo, Caffè Borbone, Mozzarella Vannulo e Calzature Campanile. Non a caso anche a livello nazionale i settori maggiormente associati al Made in Italy sono quello gastronomico, la moda ed il turismo. Dalla ricerca, inoltre, si evince che gli italiani ritengono che all'estero e, in particolare in Nord America (53%), si registra il maggior riconoscimento per i prodotti italiani. I campani, con uno sguardo volto al futuro, ma con grande attenzione alla tradizione e alle radici, vorrebbero che le aziende locali promuovessero l'italianità investendo in tecnologia (30%), sostenibilità ambientale (24%), sostenibilità sociale (21%) ma anche nella formazione del personale (25%). Per gli intervistati, però, anche le istituzioni dovrebbero investire a sostegno del Made in Italy con incentivi economici e investimenti (39%), riducendo la burocrazia (25%), contrastando la contraffazione (26%), promuovendo una maggiore conoscenza delle eccellenza italiane (20%) e attuando una politica di protezione rispetto al resto del mondo (24%).
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