Fino a qualche anno fa non si
sapeva dov'erano finiti, se erano ancora vivi oppure morti.
Erano due casi di "lupara bianca". Solo di recente, grazie alle
confessioni di un pentito eccellente, le famiglie hanno scoperto
che, invece, i loro congiunti erano stati brutalmente
assassinati a colpi di pistola e poi fatti sparire.
Giunge a distanza di 28 anni dai fatti la condanna degli
autori del duplice omicidio di Aurelio Nogarotto e Guerino
Grieco, uccisi dal clan dei Casalesi, nel 1996, in una masseria
di Santa Maria la Fossa, nel Casertano, perché ritenuti
colpevoli di alcuni furti ai danni di allevatori e agricoltori
della zona. Per quei tragici fatti venuti alla luce solo di
recente, il gup di Napoli Giovanna Cervo ha condannato a 20 anni
di reclusione Domenico Bidognetti, 57 anni collaboratore di
giustizia e cugino del boss dei Casalesi Francesco Bidognetti,
Luigi De Vito, 55 anni di Casal di Principe e Giuseppe
Dell'Aversano, 59 anni di Casal di Principe. Lo scorso dicembre
la DDA di Napoli ha chiesto 12 anni di carcere per Bidognetti e
De Vito, e 19 anni per Dell'Aversano.
"Dopo tutti questi anni solo qualche mese fa abbiamo saputo
la verità su mio padre", dice all'ANSA Maria, figlia di
Nogarotto, difesa dall'avvocato Sergio Pisani, "anni vissuti
nell'angoscia e anche nella speranza che fosse ancora vivo. Una
speranza che si è spenta quando ci è giunta la notizia
dell'inizio del processo sui loro assassini. Sebbene abbiano
rivelato dove li avevano seppelliti noi, al momento, non abbiamo
dei resti su cui piangere". Le due vittime, secondo quanto
emerso dalle indagini, vennero prelevate da Dell'Aversano e De
Vito e condotte da Bidognetti che dopo averle uccise ordinò ai
suoi due uomini di seppellire i cadaveri (ancora non
individuati) in un terreno a poca distanza dalla masseria.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA