I volti stanchi, sotto choc. Ore drammatiche sul lago di Suviana per i familiari dei lavoratori dispersi dopo l'esplosione sommersa alla centrale idroelettrica di Bargi sull'Appennino bolognese. Per due dei quattro che non erano ancora stati trovati l'ultima speranza è stata spenta dal ritrovamento dei corpi, a circa 48 ore dallo scoppio maledetto.
L'ansia si è tramutata in strazio per i parenti di Adriano Scandellari, padovano di 57 anni, stella al merito del Quirinale, e per i cari di Paolo Casiraghi, milanese di 59 anni.
Per altri due tecnici, il pisano 37enne Alessandro D'Andrea e il 68enne Vincenzo Garzillo di Napoli, le ricerche proseguono incessanti sotto lo sguardo impietrito dei loro cari.
C'è chi aspetta da quando si è verificata la tragedia.
Qualcuno, riferiscono, non si muove da due giorni, non si alza da una sedia, non tocca cibo. In questi momenti drammatici ai parenti dei dispersi è stata dedicata un'area riservata, una parte del cortile davanti alla centrale idroelettrica. Uno spazio in cui poter aspettare notizie, seguiti e affiancati da un team di psicologi messi a disposizione dalla Protezione civile e dalla Regione Emilia-Romagna. Una parola può essere un conforto per provare ad affrontare quanto sta succedendo e, soprattutto, l'attesa.
Un'attesa che si fa più pesante di ora in ora. Da quella postazione i familiari hanno anche sotto gli occhi l'instancabile lavoro dei soccorritori che continuano le operazioni di ricerca. Lo scenario in cui si opera - un team di oltre cento persone sul campo - è sempre complicatissimo, per via delle macerie sommerse dall'acqua e dell'esplosione avvenuta a circa 30-40 metri sotto il livello del lago. Senza ancora aver contezza, tra l'altro, di cosa possa aver causato la deflagrazione iniziale. Così potente che un pezzo di turbina del piano meno otto sarebbe stato trovato al meno quattro. Man mano che procedono le operazioni di soccorso, col ritrovamento di due dei quattro dispersi, emergono anche drammatici dettagli. La posizione del ritrovamento degli ultimi corpi indicherebbe che i lavoratori avrebbero tentato una fuga disperata. Alcune vittime sarebbero state trovate coi volti nascosti, come se stessero fuggendo scappando dall'inferno.
Sono ore di apprensione anche per i familiari dei lavoratori feriti: quattro ricoverati in diversi ospedali e dei quali tre in condizioni molto critiche. Tutti sono in prognosi ancora riservata. Del resto, spiega all'ANSA Stefano Merelli, direttore della Chirurgia plastica e Centro ustioni dell'ospedale di Parma, dove è ricoverato uno dei feriti gravi, in casi come questi, di ustioni più o meno estese e profonde, è impossibile dare tempistiche sullo scioglimento della prognosi. Troppi sono i fattori che possono complicare il quadro clinico. E anche una volta sciolta la prognosi, per il paziente si apre un complesso percorso terapeutico fatto di innesti, interventi, cicatrici da correggere, fisioterapia e sedute di psicologia.
Un piccolo spiraglio, senza potersi sbilanciare, arriva per il ferito ricoverato a Bologna al Sant'Orsola, il 35enne Jonathan Andrisano originario dell'Appennino bolognese, della zona della tragedia. Dall'ospedale fanno sapere che le sue condizioni sono in miglioramento. La famiglia, come tutte quelle degli altri feriti, sono strette attorno ai loro cari. A tirare un sospiro di sollievo è stato finora il comune di Gaggio Montano che ha riaccolto Nicholas Bernardini, 25enne dimesso ieri da Cesena. Il giovane tecnico è però comprensibilmente sotto choc. Potrebbe essersi salvato solo per essere fuggito mettendosi una maglia sul volto, evitando di inalare i fumi letali.
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