Napoli città legata
all'architettura stabile della sua storia, con piccoli
interventi e solo da pochi anni il coraggio di cambiare davvero
i luoghi, "perché c'è l'esigenza oggi anche di affermare quello
che è un linguaggio della contemporaneità, che caratterizza le
grandi metropoli europee e del mondo, che dimostrano di volersi
anche a Napoli modernizzare e andare oltre il patrimonio
ricevuto dal passato". Così Bruno Discepolo, assessore regionale
all'Urbanistica e al Governo del Territorio della Campania,
sottolinea il movimento architettonico di Napoli che si comincia
a vedere e che viene narrato dallo studio Gnosis che ha
presentato oggi il voluminoso libro "Gnosis [30 anni di]
Progetti. Costruire contemporaneo nel costruito". Una storia che
negli anni ha portato gli architetti partenopei a lavorare in
tutta Italia ma anche a eseguire novità in edifici storici, come
il nuovo auditorium del Mann o la nuova zona dell'aeroporto di
Capodichino, dal percorso archeologico sotterraneo di Pozzuoli,
fino a Palazzo Fondi oggi nel pieni della ristrutturazione.
Il volume è curato dai docenti Alessandro Castagnaro e
Alberto Terminio e racconta trent'anni di attività dello studio
di progettazione Gnosis Progetti. Nato come "comunione
d'intenti" fra tre amici, e oggi conta più di 40 soci e una
ventina di consulenti. Il volume illustra trent'anni di progetti
e, soprattutto, l'evoluzione del pensiero architettonico e
ingegneristico dello studio. Le opere prese in esame colgono la
varietà delle tipologie progettuali affrontate, la vastità delle
soluzioni compositive adottate e le modalità di confronto con il
patrimonio storico costruito nel quale, quasi sempre, i nuovi
interventi si innestano. "La nostra ambizione - spiega Francesco
Buonfantino, che guida Gnosis - è di cercare di fare in questa
città un lavoro che da altre parti è più facile, ma proprio per
questo riteniamo che il nostro ruolo possa essere in qualche
modo importante e stimolante. E' difficile per questa città
grandi slanci, e noi speriamo di poter raggiungere anche noi un
pezzo a questa strada". Una strada che a Napoli si sta aprendo,
ma solo negli ultimi anni: "Le ultime giunte - spiega
Buonfantino - mi sembra che abbiano individuato la possibilità
di una ricrescita che possa resistere anche a una storia recente
che vuole gli architetti sempre più in un angolino".
Napoli, sottolinea Discepolo "in assoluto non è tra le le
metropoli italiane più aperte al contemporaneo, per cui vanno
davvero ricercate alcune poche ma significative testimonianze
oggi di un dialogo tra una forte presenza di valori
architettonici che appartengono alle stagioni passate. E
l'esigenza oggi anche di affermare quello che è un linguaggio
della contemporaneità. Ci sono le opere realizzate per la
metropolitana di Napoli che sono state a volte prove da autori
molto importanti, ma architetti internazionali e che non sempre
hanno contraddistinto soltanto la natura ipogea di opere
sotterranee. Ma poi l'architettura è riuscita a emergere, a
contaminare piazze, slarghi, strade, e a quindi dare quel segno
oggi d'innesto di nuove presenze e linguaggi dentro una città
storicizzata, fortemente caratterizzata, per rappresentare una
stagione auspicabile per il futuro in cui con più coraggio
probabilmente si possa guardare davvero anche al cambiamento".
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