Il progetto fotografico "La Città
Invisibile" di Paolo Manzo sarà esposto da domani al 15
settembre nell'ambito della 36a edizione di Visa Pour L'Image
alla Eglise Des Dominicains di Perpignan in Francia. La mostra
esplora le radici profonde dei problemi sociali, economici e
culturali che affliggono la città di Napoli. "Ho trascorso anni
a documentare le conseguenze e gli effetti negativi di politiche
inefficaci e della mancanza di intervento istituzionale. Lo
scopo del mio lavoro - spiega Manzo - è mostrare il lato oscuro
e drammatico della disuguaglianza economica, dell'ingiustizia
sociale e della segregazione urbana. Ho cercato di raccontare le
storie di persone che lottano per sopravvivere nelle zone più
emarginate, come Afragola, Caivano, Ponticelli, Secondigliano,
Torre Annunziata, Pianura e Scampia. Sono tutti quartieri sorti
dopo il terremoto del 1981, accogliendo gli sfollati dal centro
cittadino. Pratiche edilizie abusive hanno reso questi luoghi
l'habitat naturale di una vita precaria e violenta, condannata
alla povertà, al degrado, alle armi e alla droga". "Napoli -
aggiunge Manzo - risulta essere una delle città italiane con il
tasso di criminalità più alto al mondo, dove la povertà
educativa è un problema crescente e il numero di giovani neet è
in aumento. Le opportunità per i giovani sono strettamente
legate alle condizioni economiche e culturali delle loro
famiglie, e l'ambiente suburbano aumenta il rischio di abbandono
scolastico e di coinvolgimento in attività illegali, creando un
senso di precarietà che alimenta un circolo vizioso e peggiora
le condizioni di chi vive".
Paolo Manzo è un fotografo che risiede e si è formato a Napoli e
allo IED, l'Istituto Europeo di Design di Roma. Il desiderio di
conoscere e raccontare la periferia napoletana nasce negli anni
della sua adolescenza quando, tornando a casa con i genitori,
attraversa una strada periferica della zona est di Napoli e
affacciandosi al finestrino della vecchia Fiat Panda 750 di suo
padre, si fermò a guardare un grappolo di alti edifici in
cemento armato, fantasticando su come fosse la vita di quegli
abitanti e chiedendosi se anche loro vivessero le stesse
difficoltà della sua famiglia. Da quei ricordi legati alla sua
infanzia e dalle esperienze della sua vita in periferia, nasce
il desiderio di documentare le zone più difficili, come quelle
del nord est e dell'ovest di Napoli. Attraverso le sue
fotografie racconta dal 2012 la metamorfosi territoriale dovuta
alla migrazione dei terremotati dell'Irpinia del 1980 verso le
zone periferiche di Napoli. Il progetto "La Città Invisibile" ha
ricevuto lo scorso anno il premio Pierre&Alexandra Boulat.
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