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Dal Comune di Caserta via libera a nuovo impianto rifiuti

Dal Comune di Caserta via libera a nuovo impianto rifiuti

Area di stoccaggio a Lo Uttaro, a sud del capoluogo

ROMA, 13 settembre 2024, 11:21

Redazione ANSA

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E' stata autorizzata, dal Comune di Caserta, la realizzazione di un impianto per lo stoccaggio di rifiuti speciali non pericolosi nell'area, già fortemente compromessa dal punto di vista ambientale, di Lo Uttaro, zona sud del capoluogo.
    In particolare l'autorizzazione unica ambientale è stata concessa alla società Esgi Metalli, dopo che anche la Provincia di Caserta si era espressa positivamente meno di due mesi fa con una determina dirigenziale datata 25 luglio; l'impianto avrà una concessione di quindici anni.
    A rilasciare l'autorizzazione è stato il dirigente del Suap (Sportello Unico Attività Produttive) Francesco Biondi, nel giugno scorso finito ai domiciliari, e poi liberato, nell'ambito dell'indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere su un giro di appalti in cambio di tangenti, che ha coinvolto l'allora assessore alle attività produttive ed il vice-sindaco, oltre ad altri dirigenti comunali, provocando l'azzeramento della giunta da parte del sindaco Carlo Marino e la nomina di un nuovo esecutivo, che proprio qualche giorno fa si è presentato al Consiglio comunale.
    Dopo l'arresto e la liberazione, Biondi, dirigente di vertice, è tornato in Comune e ieri ha firmato il provvedimento che autorizza questo nuovo impianto, che farà discutere perché sorge in una zona dove è stata realizzata in passato una maxi-discarica, mai bonificata, tanto che nell'ottobre 2023 la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (Cedu) condannò l'Italia per la cattiva gestione della discarica di Lo Uttaro tra il 1994 e il 2009, periodo dell'emergenza rifiuti in Campania.
    Da 15 anni dunque la maxi-discarica, formata da Lo Uttaro 1 e 2, per quanto chiusa, non è mai stata messa dunque in sicurezza - o comunque sono stati fatti solo interventi tampone - e nella stessa area nel 2019 la Procura di Santa Maria sequestrò dodici pozzi utilizzati per le colture agricole e l'uso domestico risultati contaminati per decenni con l'arsenico usato per l'attività industriale.
   

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