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Hacker arrestato, conosceva le password di 46 Pm

Hacker arrestato, conosceva le password di 46 Pm

Tra cui quelle dei procuratori di Perugia e Firenze

NAPOLI, 16 ottobre 2024, 16:44

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Era in possesso, tra Firenze, Perugia e Torino, di ben 46 password di altrettanti magistrati inquirenti, tra cui anche quelle dei procuratori di Perugia e di Firenze. La circostanza emerge dagli approfondimenti investigativi eseguiti dalla Procura di Napoli sulle informazioni acquisite e analizzate dagli inquirenti nell'ambito dell'indagine sulle incursioni dell'hacker siciliano 24enne Carmelo Miano arrestato tra l'altro con l'accusa di avere violato i server del Ministero della Giustizia. Ai giudici del tribunale dei Riesame di Napoli la Procura ha chiesto la conferma della detenzione in carcere per l'indagato, difeso dall'avvocato Gioacchino Genchi.

Hacker arrestato, copiata l'intera lista utenti del Ministero 

 L'haker siciliano Carmelo Miano aveva trafugato l'intera lista degli utenti che utilizzano l'infrastruttura informatica del ministero della Giustizia e non solo quella dei magistrati; e da quel data-base ha ottenuto i nominativi degli utilizzatori e decriptato le password che poi ha stoccato in un'area riservata del suo computer. E' quanto sostiene la Procura di Napoli che ritiene estremamente pericoloso l'hacker 24enne arrestato all'inizio di ottobre nell'ambito di una indagine della Polizia Postale coordinata dalla Procura di Napoli sulle violazioni ai server del Ministero della Giustizia. Per gli inquirenti l'imponente quantità di dati sequestrati a Miano il primo ottobre scorso, quando è stato arrestato dalla Polizia Postale nella sua abitazione di Roma, poco si conciliano con la circostanza, sostenuta dall'indagato, che l'unico obiettivo era conoscere lo stato delle indagini che lo riguardavano. Il movente dichiarato da Miano non corrisponderebbe con quanto emerso dagli approfondimenti investigativi (che proseguono) e che invece parrebbero sostenere la tesi secondo cui il suo reale obiettivo era vendere i dati. I magistrati del pool cybercrime di Napoli non escludono connessioni tra l'hacker ed eventuali committenti. E tra gli indizi a sostegno di questa tesi c'è, tra l'altro, il wallet trovato in suo possesso con diversi milioni in criptovaluta (già sequestrato). La Procura di Napoli ha annunciato che è in corso la separazione degli atti per la loro trasmissione agli uffici inquirenti competenti in relazione alla violazione delle mail dei magistrati che appartengono a diverse procure italiane. I pm partenopei si sono poi detti contrari con l'attenuazione della misura cautelare del carcere con i domiciliari.

Hacker arrestato: legale, sicurezza server Giustizia inquietante 

 "La sicurezza dei sistemi informatici del Ministero della Giustizia è inquietante": lo ha detto, all'ANSA, l'avvocato Gioacchino Genchi, legale dell'hacker siciliano 24enne Carmelo Miano arrestato dalla Polizia Postale nell'ambito di indagini coordinate dalla Procura di Napoli con l'accusa, tra l'altro, di avere violato i server del Ministero della Giustizia. "Spero di sbagliarmi", ha detto ancora l'avvocato, al termine dell'udienza davanti ai giudici del tribunale del Riesame di Napoli, "ma ho quasi la sensazione che le porte del sistema informatico che Miano ha utilizzato siano state lasciate aperte per altre incursioni, molto più gravi e preoccupanti di quelle che ha commesso il ragazzo". Per l'avvocato Genchi, infatti, Miano si sarebbe impossessato di una imponente mole di dati del Ministero unicamente per capire a che punto fossero le indagini sul suo conto, informazioni che riguardavano diverse procure del Paese. "Tutta la posta dei magistrati italiani - sostiene Genchi - era alla sua mercé, e non aveva neppure compiuto venti anni quando ha fatto accesso alle caselle di posta dove vengono trasmesse tutte le notizie di reato, gli ordini di fermo, le misure cautelari, i decreti di intercettazione di tutte le procure e le Dda d'Italia". In sostanza, ha sottolineato l'avvocato, "se Miano fosse stato un criminale avrebbe potuto mandare veramente in tilt il sistema giustizia italiano. Ma non l'ha fatto: gli unici dati che ha visto - ha concluso - sono quelli che lo riguardano, ossessionato e preoccupato com'era delle indagini sul suo conto".
   

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