La Uil e la Uil Scuola Campania
esprimono "forte preoccupazione per i tagli al personale
scolastico previsti dalla nuova Legge di bilancio. Ridurre
l'organico dell'autonomia di 5.660 docenti e di 2.174 ATA a
livello nazionale rappresenta una grave minaccia per il sistema
scolastico dell'intero Paese e di certo anche per quello della
Campania. Sarà ancora più difficile garantire il diritto allo
studio degli studenti della regione che già quest'anno è messo
alla prova a causa del dimensionamento e delle sue conseguenze".
Lo affermano in una nota congiunta Giovanni Sgambati ,
segretario generale Uil Campania , e Roberta Vannini ,
segretaria generale Uil Scuola Campania . «Sono tagli -
proseguono - che colpiscono il cuore delle comunità educanti,
compromettono il normale funzionamento delle istituzioni
scolastiche e mettono a rischio l'intera struttura dell'offerta
formativa, in particolare nelle aree interne e periferiche della
Campania. In molti territori le scuole non sono solo luoghi di
istruzione, ma autentici presidi di legalità, centri di
aggregazione sociale per le intere famiglie e un simbolo
tangibile della presenza dello Stato. Il taglio dei
collaboratori scolastici rischierebbe di portare alla chiusura
di molti plessi scolastici nelle zone più remote della regione,
costringendo gli studenti a lunghe trasferte per raggiungere
scuole più distanti. Questo non solo priverà le comunità locali
del loro punto di riferimento educativo, ma avrà anche
ripercussioni sul sistema dei trasporti pubblici e sulle
infrastrutture stradali regionali, già in difficoltà. Il danno
sarà duplice: da un lato la desertificazione scolastica,
dall'altro un sovraccarico del sistema viario e dei trasporti».
«La Uil Campania e la Uil Scuola Campania - proseguono i
sindacalisti - sottolineano con forza che questi tagli vanno a
compromettere il diritto fondamentale allo studio, negando agli
studenti campani l'accesso a un'istruzione di qualità. La scuola
deve rimanere un presidio sul territorio, capace di garantire
non solo l'apprendimento, ma anche la sicurezza e la coesione
sociale». «Chiediamo al Governo di rivedere queste decisioni,
evitando che a pagare siano, come sempre, le fasce più
vulnerabili della popolazione, e di riconoscere il ruolo
centrale della scuola nella costruzione di un futuro più equo e
solidale, concludono Sgambati e Vannini».
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