Lo
stupore ma anche lo sdegno: sono i due sentimenti che prevalgono
a San Sebastiano al Vesuvio (Napoli) a poche ore dal tragico
episodio che è costato la vita a un 19enne, incensurato, e il
ferimento di un coetaneo anch'egli incensurato, in piazza
Capasso. A parlare con i cronisti, c'è un padre di famiglia che
a proposito di episodi di illegalità parla di '"situazione
protrattasi negli anni". Racconta di sua figlia colpita, un anno
fa, da una pietra e poi ricoverata in ospedale, "su questa
piazza vi sono state situazioni che hanno portato disagi a
livello familiare. E poi purtroppo accade l'imponderabile e ci
troviamo circondati da tutti che vogliono fare cose per
riparare. Ma non c'è nulla da riparare perché stiamo parlando
della morte di un 19enne e qui c'è paura e timore. Alla fine non
ti senti tutelato dal punto di vista di un genitore: hai il
timore che possa accadere in un qualsiasi momento e vivi con
ansia". Accanto a lui, in piazza Capasso, anche un altro
genitore: "E' assurdo immaginare che davanti al Palazzo delle
istituzioni avvenga ciò". Un residente guarda da lontano il
Municipio e, interpellato sulla vicenda, dice: "Capita
dappertutto, ci dispiace per le famiglie. Qui prima del Covid si
stava più tranquilli".
Tra gli esercenti aperti in questa giornata, c'è chi
meravigliato non sapeva nulla e, una volta informato dei fatti,
commenta: "Un po' un far west, prima non era così". Un altro
commerciante: "Qui è un punto di ritrovo di tanti giovani, non
sappiamo cosa fanno. Non era una tragedia annunciata. San
Sebastiano non deve passare come la città degli omicidi".
Nel parco di via Belvedere tra le giostrine e il bar, sono
diverse le famiglie con bimbi al seguito. Una coppia di un
Comune vicino, appresa dai cronisti la notizia, commenta: "Non
ci sono più valori. I genitori dovrebbero fare la loro parte,
occorre più controllo ma il problema riguarda tutta Italia, non
solo San Sebastiano al Vesuvio". Sotto i portici, tra esercizi
commerciali, c'è chi dice di non sapere nulla o preferisce non
commentare.
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