"Quei due agenti seduti in aula,
uno faceva l'autista, l'altro era il mio capo-spesa, mi hanno
aiutato mentre altri poliziotti con i caschi mi picchiavano
usando i manganelli. Mi hanno tirato fuori dai pestaggi,
salvandomi".
Così il teste Raffaele Romano al maxi-processo per i pestaggi
commessi dai poliziotti penitenziari al carcere di Santa Maria
Capua Vetere (Caserta) nei confronti dei detenuti del Reparto
Nilo il 6 aprile 2020. Romano, detenuto fino al 2023 e
attualmente libero, non si è costituito parte civile nel
processo, e non ha presentato alcuna denuncia, ma è stato però
sentito dagli inquirenti durante la fase delle indagini
preliminari, e in quella circostanza diede un contributo
scarsamente rilevante.
Oggi però in aula si è presentato con dieci foto delle
lesioni riportate dopo i pestaggi, "foto che - ha raccontato il
teste - mia moglie mi ha fatto con il suo cellulare durante una
videochiamata che le feci dieci giorni dopo le violenze".
Quelle immagini mai fornite alla Procura o ai carabinieri,
sono state acquisite dalla Procura e messe a disposizione delle
parti. Romano ha poo raccontato di essere "stato picchiato, dopo
essere uscito dalla sala socialità, da 4-5 agenti con i caschi,
che mi hanno colpito violentemente facendomi quasi uscire l'osso
dalla gamba destra; a quel punto l'agente piccolo che è
solitamente il mio capo-spesa, mi ha tirato fuori dal gruppo dei
poliziotti che mi pestava, e poi quello grosso, che fa
l'autista, mi ha riportato in cella".
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