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Violenze in carcere: i testi della procura 'salvano' gli agenti

Violenze in carcere: i testi della procura 'salvano' gli agenti

"Ci hanno protetto da quelli con i caschi"

NAPOLI, 20 novembre 2024, 14:59

Redazione ANSA

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Il processo sulle presunte torture ai danni di detenuti avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) il 6 aprile 2020, durante la stagione delle proteste e delle rivolte nei penitenziari causa lockdown da Covid - 105 gli imputati tra poliziotti della penitenziaria, funzionari del Dipartimento dell'amministrazione delle carceri (Dap) e medici dell'Asl di Caserta - sta arrivando alla fase conclusiva dell'escussione dei testimoni detenuti all'epoca dei fatti presso il reparto Nilo del carcere casertano, dove avvennero i pestaggi.
    E nelle ultime udienze i testi esaminati, non appartenenti al gruppo degli oltre 150 detenuti vittime costituitesi nel processo come parte civile, quasi tutti già sentiti nei mesi scorsi, stanno descrivendo uno spaccato in parte diverso rispetto alla tesi accusatoria, con numerose dichiarazioni a favore degli agenti penitenziari imputati.
    Il teste Raffaele Romano in aula ha indicato gli agenti imputati Giuseppe Gaudiano e Alessio De Simone: "Mi hanno aiutato - ha detto - portandomi via dal gruppo di agenti con caschi e manganelli che mi stavano massacrando".
    Il teste nigeriano Okoli Pedro Uch, che all'epoca dei fatti era detenuto alla sezione 3 del reparto Nilo, in aula ha affermato di essere stato protetto dall'ispettore Salvatore Mezzarano del Reparto Nilo, il quale gridava ai suoi colleghi di non picchiare e grazie al suo intervento ha interrotto le violenze. In sede di controesame, l'avvocato Edoardo Razzino, difensore di Mezzarano - uno degli imputati più importanti secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere - ha mostrato i video e così il testimone ha riconosciuto l'ispettore che lo proteggeva accompagnandolo in cella.
    Un altro testimone, Ismaila Futa, ha invece riferito che l'ispettore Mezzarano urlava "basta, basta, basta", mentre veniva percosso da poliziotti con caschi, mascherine e manganelli - provenienti quasi tutti da altre carceri, come Secondigliano e Avellino - mentre il teste Pasquale Bottone ha raccontato che Mezzarano il 6 aprile intervenne in sua protezione urlando "lasciatelo stare, lasciatelo stare", sottraendolo così alle violenze degli agenti provenienti dall'esterno.
   

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