Si allunga e migliora la qualità
della vita dei pazienti affetti da tumore al colon retto
metastatico. Tutto merito di una cura, che associa un anticorpo
anti-EGFR alla chemioterapia, ma che viene somministrata non più
secondo posologia, ma secondo i casi. A intermittenza. Tutto
questo significa: meno effetti collaterali, meno accessi in
ospedale, migliore qualità della vita, sopravvivenza libera da
malattia che si allunga a 17 mesi rispetto agli 11 del
trattamento standard in quanto, nel momento in cui la cura viene
interrotta, le cellule tumorali non fanno in tempo ad adattarsi
al farmaco e, quindi, sviluppano più tardi la resistenza.
Già presentato all'Asco di Chicago questo studio tutto italiano
e coordinato dall'Istituto dei tumori di Napoli, è ora on line.
https://ascopubs.org/doi/10.1200/JCO.24.00979
, così si chiama lo studio, è stato pubblicato sulla prestigiosa
rivista della società americana di Oncologia Clinica (Journal of
Clinical Oncology) , entrando così di fatto nelle sacre
scritture della ricerca scientifica.
Il lavoro nasce al Pascale ed è coordinato da Antonio Avallone
direttore dell'Unità Sperimenta e Clinica Addome, in
collaborazione con altre strutture dell'Istituto ed è cofirmato
da Alfredo Budillon ultimo autore e responsabile degli studi
traslazionali associati, con il coinvolgimento di altri 14
centri italiani.
Lo studio, ancora in fase 2 ,ha evidenziato che una nuova
strategia terapeutica di somministrazione dell'anticorpo
monoclonale Panitumumab, che blocca il recettore EGFR,
somministrato insieme alla chemioterapia con una modalità
intermittente in pazienti con tumore del colon-retto metastatico
non operabile (130 pazienti) e assenza di alterazioni dei geni
RAS e BRAF, riduce gli effetti collaterali di tossicità cutanea
e gli accessi ospedalieri del paziente, migliorando la
sopravvivenza libera da malattia rispetto alla modalità classica
di somministrazione continua.
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