"Il dolore cerchi di trasformarlo
in una forza che possa aiutare affinché non avvengano più questi
crimini. Purtroppo mi rendo conto che la soluzione totale
diventa un'utopia, perché ormai i numeri aumentano sempre di più
ogni giorno". E' l'allarme lanciato da Stefania Pinto, sorella
di Ornella, uccisa dal marito a 39 anni con 15 coltellate nei
gironi successivi alla loro separazione.
Stefania si occupa oggi del figlio di sua sorella e lavora
nel sociale contro la violenza sulle donne, in particolare nelle
scuole; oggi è stata allo stand della Uil in Piazza del Gesù a
Napoli.
"Purtroppo il problema - sottolinea Stefania Pinto - è
culturale. C'è una prepotenza da parte dell'uomo con una mancata
accettazione di rifiuto o del modo di vivere la propria vita da
parte della donna. Per questo dico poi alla fine non bisogna
aspettarsi qualcosa dagli uomini ma bisogna invece spingere le
donne a denunciare tutto questo. Bisogna educare le donne ad
avere rispetto. Mia sorella subiva, suppongo, una sorta di
violenza psicologica e di fronte a questo puoi tutelarti ben
poco. Ci sono pochi strumenti che possono tutelarti. Per questo
bisogna educare soprattutto i bambini, le ragazze e le famiglie,
affinché inculchino nei figli un'educazione rispettosa".
"Parlo molto con i ragazzi, nelle scuole - dice ancora
Stefania - e mi è accaduto di incontrare realtà, soprattutto nei
quartieri più popolari della città, veramente degradanti, con un
modo di pensare ancora molto arretrato. C'è tantissimo da
lavorare, ci sono tanti ragazzi che davvero non accettano
l'individualismo e l'essere stesso dell'altro sesso. Ma questo
accade anche da molte donne verso l'uomo. Ho ascoltato
addirittura frasi del tipo 'non vado al viaggio perché il mio
fidanzato non vuole'. Queste sono delle realtà veramente tristi
e campanelli di allarme. A queste ragazze dico che se subiscono
queste imposizioni devono scappare ora da questa storia, che
sono ancora in tempo per salvarvi, perché questi modi di fare
possono solo portarvi a tristi epiloghi purtroppo".
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