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Iscritto al Pd mentre era in coma.
Succede a San Martino Valle Caudina, Comune Irpino di poco meno
di 5.000 abitanti. A denunciare il caso è stata la moglie
dell'uomo, infuriata. Ma in serata la segreteria provinciale del
Partito Democratico chiarisce: "E' stato iscritto solo fino al
2022. E' stato un refuso". Una lettera diversa tra due cognomi
quasi uguali che ha provocato "un polverone che avremmo
volentieri evitato".
Ma andiamo per gradi. Protagonista involontario di questa
vicenda è Giovanni Mista, che è pure il padre di un assessore
del Comune di San Martino, guidato dal sindaco Dem Pasquale
Pisano. A far scoppiare il caso è stata la moglie. Ha saputo che
il marito risultava iscritto al Pd, ma - racconta la donna, come
riporta il Corriere del Mezzogiorno - non avrebbe potuto firmare
la tessera, "perché era ricoverato in ospedale. È stato ben due
mesi in coma per un attacco cerebrale, poi trasferito in una
clinica riabilitativa. Non so chi ha firmato e pagato la quota
della tessera, ma qualcuno a nostra insaputa, per proprio
tornaconto politico, ha utilizzato i suoi dati per sottoscrivere
la tessera".
La moglie di Mista ha spiegato che, dopo aver appreso la
notizia del tesseramento "per caso", ha chiesto delle
spiegazioni: "mi sembrava il minimo in una situazione così
paradossale". Ma ha avuto solo risposte evasive e la proposta di
"chiudere in modo amichevole la vicenda con una telefonata di
scuse per quanto avvenuto. Ma io non so che farmene delle scuse,
perché sono entrati nella mia sfera privata". "Ci siamo sentiti
usati", prosegue la donna nel suo sfogo, aggiungendo che quello
del marito "non è un caso isolato. Anche una mia amica è stata
iscritta assieme ai suoi due fratelli, a sua insaputa. E non
solo. Nel nostro caso è già la seconda volta. Lo volevano far
assumere come operaio interinale, mentre lui era in coma, forse
per lavarsi la coscienza".
La notizia inizia a rimbalzare sui siti e a scendere in campo
è Antonio Misiani, senatore e commissario del Partito
Democratico in Campania: "Noi - tuona - i signori delle tessere
li abbiamo mandati via. Abbiamo contrastato e contrasteremo fino
in fondo qualunque forma di abusi e di irregolarità. Ho
intenzione di verificare fino in fondo quello che è successo che
è una vergona. Naturalmente prenderemo provvedimenti verso chi
ha fatto una tessera falsa ad una persona che non aveva la
minima intenzione. Il diretto interessato ha la mia solidarietà
così come i familiari che hanno denunciato. Non hanno e non
avranno la mia solidarietà i cretini che hanno fatto questa
cosa".
Gli accertamenti sollecitati da Misiani prendono alcune ore
e, in serata, arriva il responso della segreteria provinciale
del Pd. "Dalle verifiche che abbiamo effettuato - si legge in
una nota - G.M, queste le iniziali del presunto tesserato, è
stato iscritto al nostro partito fino al 31 dicembre 2022. Non
c'è adesione per il 2023 e non c'è nemmeno per il 2024. C'è, al
contrario, un tesserato con adesione valida per il 2023 le cui
iniziali sono G.N.. Per un refuso G.M, il quale, ribadiamo, non
ha sottoscritto alcuna adesione, è stato riportato nell'elenco
generale. Ma non essendoci adesione, non può essere considerato
un tesserato. Una sola lettera di differenza tra i cognomi che
ha sollevato, nostro malgrado, un polverone che volentieri
avremmo evitato". "Detto questo - aggiunge il Pd - abbiamo
comunque attivato tutti gli organismi competenti, in primis la
commissione provinciale per il tesseramento e la commissione
provinciale di garanzia per tutte le verifiche del caso. Ne va
della onorabilità di questa federazione che da sempre, con
impegno e dedizione, porta avanti un'azione politica indirizzata
all'interesse dei nostri territori e improntata alla più totale
trasparenza. A tal riguardo la nostra federazione si riserva di
intraprendere tutte le azioni legali del caso a tutela della
propria rispettabilità e contro chi ha diffuso notizie infondate
che rischiano di ledere fortemente la nostra immagine a livello
locale, regionale e nazionale".
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