Abiti, oggetti personali e foto «ricordo» nel cimitero di Ottaviano: il culto del sanguinario boss della camorra, Raffaele Cutolo, spopola soprattutto sui social network.
Giacche, scarpe, e persino una ciocca di capelli diventano reliquie ricercate da fan e ammiratori, come spiega il libro-inchiesta "I diari segreti di Raffaele Cutolo" (edizioni Piemme), scritto dai giornalisti Simone Di Meo e Gianluigi Esposito. "La ricerca di questi oggetti, che sono in gran parte custoditi in un appartamento del Vesuviano, evidenzia una devozione senza precedenti nella storia della camorra, comparabile al culto di figure rivoluzionarie come Emiliano Zapata", spiegano i due autori.
Tra gli oggetti cult anche un sigaro griffato 'Raffaele Cutolo'. Nessun commercio, nessuna vendita. Questi oggetti vengono 'regalati' grazie a un 'passaparola'. Dietro tutto, riferiscono Di Meo ed Esposito, un uomo in qualche modo vicino alla famiglia che ha conservato negli anni questi oggetti personali, e, specifica richiesta, cede abiti e quant'altro a chi gliene fa richiesta. "Una venerazione, tuttavia, che non può far dimenticare la natura profondamente distruttiva dell'attività criminale di Cutolo», spiegano i due autori. "Il boss ha costruito il suo mito su un sistema di potere violento, lasciando dietro di sé una scia di morte, dolore e degrado sociale. La sua figura, descritta da alcuni come "difensore dei poveri", era in realtà il simbolo di una giustizia distorta, che non ha esitato a sacrificare vite umane per affermare il proprio dominio".
A chiedere queste 'reliquie' - racconta il volume - sono soggetti insospettabili, tra cui imprenditori, avvocati e uomini dello spettacolo. "Si tratta di un fenomeno certamente alimentato dal film "Il Camorrista" di Giuseppe Tornatore e dalle centinaia di clip di vecchi processi che su TikTok raccolgono decine di migliaia di visualizzazioni". «Cutolo è diventato un fenomeno pop e non basta l'indignazione per liquidare la sua storia: serve approfondirne le radici e le cause del suo successo criminale». Nelle scorse settimane, ha fatto scalpore la notizia di un selfie di un ragazzo che si è immortalato accanto alla tomba del padrino della Nco per condividere lo scatto sui social. "Cutolo è stato una sciagura per la Campania", concludono i due autori, "ma per evitare che questo dramma si ripeta, non bisogna commettere l'errore di ritenere che il passato non possa ripresentarsi, prima o poi".
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