"Un meccanismo di sconcertante
fragilità ed arbitrarietà, quasi totalmente governato dalle
procure, ben difficilmente in grado di ricostruire la vicenda
storica che lo ha generato". È così che l'avvocato napoletano
Gennaro De Falco definisce il processo giudiziario, nel suo
libro intitolato, appunto, "Il processo dietro le quinte.
Viaggio in un grande ammortizzatore sociale fra potere,
giustizia e impunità".
Gli esordi di De Falco nella professione forense risalgono
agli anni '80: ha preso parte a procedimenti giudiziari
importanti e ha formato decine di giovani avvocati, la maggior
parte dei quali sono oggi penalisti di successo.
Con questo suo libro, edito da "La Bussola", ha voluto
analizzare il procedimento giudiziario, in tutte le sue
sfaccettature, anche attraverso aneddoti simpatici quanto
sintomatici, dopo oltre quarant'anni di avvocatura vissuta
quotidianamente nelle aule e dietro le aule di tribunale.
Per il noto penalista partenopeo, professionista di lungo
corso, sul processo "possono influire ed assai spesso
influiscono una serie di fattori, alcuni del tutto casuali ed
altri di natura emozionale, in ampia parte governabili, ma
certamente non affidabili quanto alla correttezza delle
decisioni".
L'opera prima, l'avvocato De Falco, la dedica a Frank Kafka
nel centenario della sua morte: "aveva capito tutto del
processo, senza aver passato la vita in tribunale", scrive il
penalista prima di analizzare, in primis, le dinamiche
regolatrici di ciò che è chiamato il potere: "È innegabile
infatti - scrive De Falco - che il processo sia lo strumento
mediante il quale il potere, utilizzando anche forme e lessico
di tipo rituale che lo avvicina il più possibile alla sacralità,
tenta di legittimare anche sul piano etico il suo dominio e la
sua violenza. In altri termini, secondo la mia opinione questa è
la principale - ma non unica - funzione sociale e politica del
processo".
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