"La ricostruzione dei fatti e
delle presunte responsabilità sulla manutenzione della Ferrari
Testarossa restituita al proprietario dopo un iter giudiziario
durato 32 anni è inaccettabile e infondate". Gabriele Bello, il
custode giudiziario che per anni ha custodito l'auto, riscrive
la vicenda raccontata ai media dall'imprenditore Alberto
Scaperrotta, residente ad Ariano Irpino, in provincia di
Avellino.
"Non è corretto affermare che la causa sia durata 32 anni",
sottolinea Bello, titolare di un'autofficina con Soccorso Aci di
Ariano Irpino. "L'auto era stata acquistata dalla moglie di
Scaperrotta tramite una procedura fallimentare (e non
sequestrata dopo il mancato pagamento dell'acquirente a cui
Scaperrotta aveva venduto l'auto nel 1992 per 400 milioni di
lire - ndr) ed è stata tenuta sempre in buone condizioni. Tra
l'altro - precisa il custode giudiziario - non ho mai percepito
alcun compenso e mi sono comunque fatto carico di custodire
l'auto in un locale adeguato: per prevenire danni ai pigmenti
della carrozzeria, ho persino evitato di aprire le tapparelle
del locale. Più volte, nel corso degli anni, i curatori
fallimentari hanno redatto verbali nei quali si attestava lo
stato impeccabile del bene custodito". Dunque, "le affermazioni
che hanno insinuato una mia presunta negligenza - conclude Bello
- distorcono gravemente la realtà dei fatti e compromettono la
mia professionalità, senza peraltro rimarcare che la
manutenzione di un bene sotto sequestro non rientra nelle
competenze del custode giudiziario".
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