(di Paolo Biamonte)
La malinconia per il decennale della
morte di Pino Daniele, avvenuta il 4 gennaio 2015, è solo
temperata dalla notizia che ci sono ancora suoi inediti da
ascoltare.
A novembre è uscito Again, un brano registrato nel 2009,
chitarra acustica e voce, una dimensione che quasi riassume il
suo arco esistenziale di artista che tutti i giorni, ogni giorno
per tutta la vita, dedicava ore allo studio dello strumento e
della musica. I figli, che curano la sua straordinaria eredità
musicale, hanno assicurato che c'è ancora molto materiale da
ascoltare come a dire che dal passato emergerà ancora qualche
sorpresa che riaccenderà la passione per un artista che proprio
quest'anno il 19 marzo, avrebbe compiuto 70 anni e che, come
avviene solo per i grandi, è una presenza costante nella musica
d'oggi.
Già, perché Pino Daniele sembra non essersene mai andato,
perché è stato un rivoluzionario che con le sue composizioni ha
cambiato le regole della canzone rendendo universale il grande
suono del Mediterraneo. Napoli è una città che ha un suo suono
che prescinde dai mille suoni che l'attraversano: Pino si è
nutrito di quei suoni e ha seguito tutte le possibili
connessioni che portano all'America del jazz e del blues e del
soul, all'Africa, al mondo arabo, alla musica colta in una
sintesi formidabile e mai ascoltata prima nella canzone popolare
italiana.
Grazie a lui il Neapolitan Sound è diventato universale:
dagli Showmen di Mario Musella (il nero a metà) a Napoli
Centrale, dal Progressive del primo Alan Sorrenti e degli
Osanna, dal jazz alla grande tradizione della canzone napoletana
tutto si è fuso in una musica che sapeva essere esplosiva, come
i concerti della Superband, ma anche piena di malinconia.
Pino Daniele non ha mai smesso di portare avanti la sua
ricerca, non si è mai accontentato del suo successo e ha sempre
cercato di evitare di rimanere confinato nelle formule: per
questo la sua musica è stata amata da diverse generazioni che
hanno sempre trovato in lui un personaggio che difendeva la sua
autenticità e le sue convinzioni senza mediazioni.
E per questo la sua eredità musicale è ancora così viva:
perché quell'universo musicale così ricco ci ricorda quanto sia
prezioso andare alla ricerca di radici comuni.
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