Sarà il Teatro Instabile di Napoli (TIN) a ospitare, da sabato prossimo, primo febbraio alle ore 20 (in replica domenica 2) lo spettacolo 'Lavali col fuoco', cantata semiseria con la drammaturgia di Mario Brancaccio e Aurelio Gatti, che firma anche la regia.
Presentato da TTR Il Teatro di Tato Russo in collaborazione con MDA Produzioni, Teatri di Pietra, Gruppodel'79 l'allestimento mette in scena frammenti di canzoni e prose tratte da grandi autori partenopei, in una riproposizione tutt'altro che antologica.
Monica Assante
di Tatisso, Mario Brancaccio, Simona Esposito, Anna Spagnuolo e
Francesco Viglietti daranno vita, in scena, sottolinea una nota,
"al bradisismo psichico degli interpreti e della loro storia
recente, le surrealtà e le deflagrazioni di un gruppo di attori
che non si convincerà mai a scomparire, accompagnati dalla
musica dal vivo di Michele Bonè e Gennaro Esposito".
Il progetto parte da un articolo scritto da Antonio Ghirelli
in occasione di un'intervista fatta a Pier Paolo Pasolini
durante le riprese napoletane del Decameron. Si parlava di
Napoli come una tribù, di trasformazioni e di resistenza alle
trasformazioni: "Questa tribù ha deciso, in quanto tale, senza
rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte di
estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che
chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. È un rifiuto,
sorto dal cuore della collettività, una negazione fatale contro
cui non c'è niente da fare. Essa da' una profonda malinconia,
come tutte le tragedie che si compiono lentamente, ma anche una
profonda consolazione perché questo rifiuto, questa negazione
alla storia, è giusto, è sacrosanto". La vecchia tribù dei
napoletani, nei suoi vicoli, nelle sue piazzette nere o rosa,
continua come se nulla fosse successo - si afferma ancora - "a
fare i suoi gesti, a lanciare le sue esclamazioni, a dare nelle
sue escandescenze, a compiere le proprie 'guappesche'
prepotenze, a servire, a comandare, a lamentarsi, a ridere, a
gridare, a sfottere. Nel frattempo, per il diffondersi di un
certo irrisorio benessere, tale tribù sta diventando altra.
Da qui il titolo provocatorio e di battaglia Lavali col fuoco,
che, si sa, è il grido di disprezzo rivolto a questa tribù di
napoletani da parte di tanti cittadini del Nord Italia come del
Sud. Ma il grido indica anche la differenza, la peculiarità
unica e singolare di un popolo, proprio come l'aveva
sottolineata Pasolini".
Lavali col fuoco mostra l'ultimo grido d'insulto a questa
tribù che non esiste più, ma anche l'ultimo grido di battaglia
di questi guerrieri spartachisti (autori, attori, tecnici,
musicisti, artisti dello spettacolo), prima della sconfitta
finale e della crocifissione ai nuovi modelli culturali.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA