La chirurgia bariatrico-metabolica
riduce il rischio di ictus del 5%, di diabete del 50-60%, di
coronaropatie del 30% e di alcune forme di cancro fino al 35%.
L'intervento, realizzato in laparoscopia nel 98% dei casi, è
sempre più sicuro; il rischio di mortalità infatti oggi è
inferiore allo 0,1%. Anche l'endoscopia bariatrica, riservata ai
pazienti fragili, favorisce la perdita di peso fino al 10-20% se
associata ad adeguate restrizioni dietetiche. Questi i "numeri"
della Società Italiana di Chirurgia dell'Obesità e delle
Malattie Metaboliche riunita a Napoli per il XXXI Congresso
nazionale.
Secondo il prof. Mario Musella, presidente del Congresso, "in
Italia il 10% della popolazione, 6 milioni di persone, soffre di
obesità. Di queste il 10% ha un'indicazione al trattamento
chirurgico secondo le più recenti linee guida Italiane ed
Internazionali, ma nel nostro Paese annualmente si eseguono non
più di 20-30.000 interventi di chirurgia bariatrica, con un
notevole squilibrio quindi tra potenziale domanda ed offerta".
Per evitare il recupero ponderale dopo l'intervento è
fondamentale il follow-up, come afferma il prof. Marco Antonio
Zappa, presidente Sicob: "L'intervento è una tappa cruciale,
parte di un percorso multidisciplinare verso la guarigione di
una grave malattia. Poi però bisogna impegnarsi e farsi seguire
dai team multidisciplinari presenti nei centri Sicob - tutti
gratuiti o in convenzione con il Ssn- perché se si pensa di
farcela da soli si rischia di recuperare il peso perso.
Tra le opzioni di trattamento più innovative e meno invasive
c'è l'endoscopia, come conclude il prof. Forestieri, presidente
onorario Sicob e del Congresso: "L'endoscopia bariatrica è
indicata anche nei pazienti più anziani e/o fragili e con
molteplici comorbilità. Nel corso degli anni, infatti, sono
state sviluppate procedure endoscopiche bariatriche che si sono
dimostrate in grado di indurre una perdita di peso corporeo di
circa il 10-20% se associate ad adeguate restrizioni dietetiche.
Queste tecniche rappresentano, ad oggi, un' ottima strategia sia
come trattamento definitivo, in casi molto selezionati, che come
opzione bridge-to-surgery, vale a dire verso un intervento
chirurgico che in circa il 99% dei casi è realizzato in
laparoscopia, con una drastica riduzione del rischio di
mortalità che oggi è inferiore allo 0,1%".
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