Il terreno per il bacino è stato reso disponibile dal Comune, mentre l'opera, costata circa due milioni di euro, è stata finanziata dal un terzo dal Consorzio e e per due terzi dal Piano regionale di sviluppo rurale. All'utilizzo dell'invaso è anche abbinato un protocollo di monitoraggio continuo con l'Università di Bologna, per la verifica costante della qualità delle acque raccolte e distribuite.
Al taglio del nastro era presente l'assessore regionale all'Agricoltura, Alessio Mammi: "L'invaso Laghetto deve diventare il prototipo per molti altri bacini irrigui, simili, a fonte mista ed interconnessa, per dare un fonte irrigua certa al territorio, anche attraverso il riutilizzo delle acque depurate", ha detto. "Per completare il quadro - spiega Valentina Borghi, presidente della Renana - con i fondi del Pnrr stiamo realizzando il dragaggio dei sedimenti accumulati nei principali canali consortili (Lorgana, Garda e Menata), recuperando così la loro originaria capacità d'invaso. Un intervento di rigenerazione idraulica (per almeno 500mila metri cubi di capacità) che raggiunge due obiettivi: l'aumento della capacità di difesa idraulica (grazie ad un maggior volume di stoccaggio delle acque di piena) e di risorsa idrica di superficie a fini irrigui durante la stagione estiva".
"Il nostro obiettivo - ha detto Francesco Vincenzi, presidente nazionale Anbi - è che in Italia, come succede negli paesi dell'Europa mediterranea, si possa arrivare a trattenere e a conservare almeno il 35% dell'acqua che piove in un anno.
Attualmente in Italia, solo l'11% della pioggia viene raccolta e conservata per gli utilizzi irrigui, produttivi ed energetici".
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