"Il patrimonio edilizio italiano - si legge nella nota -, senza dubbio inefficiente, è responsabile di circa il 40% dei consumi finali di energia e di circa il 36% delle emissioni climalteranti. Sostenere gli obblighi proposti dalla Direttiva, unitamente a una revisione efficiente degli incentivi fiscali e a modelli di finanziamento innovativi (come ad esempio contratti di rendimento energetico, "pay as service", mutui verdi, certificati bianchi, ma anche un miglioramento nella qualità della spesa dei fondi di coesione per lo sviluppo regionale e per la formazione professionale), significa favorire la crescita economica del Paese, ridurre la dipendenza energetica e i costi per le famiglie e aumentare il valore delle proprietà immobiliari".
La proposta del Parlamento europeo prevede l'obbligo di riqualificare gli edifici pubblici e gli edifici non residenziali, portandoli alla classe energetica "E" dopo il 2027 e alla classe "D" dopo il 2030, mentre quelli residenziali alla classe energetica "E" dopo il 2030 e "D" dopo il 2033. La bozza contempla la possibilità, fino al 2035, di derogare per giusta causa agli obblighi di riqualificazione per l'edilizia sociale e per gli edifici storici. Il prossimo 9 febbraio è previsto il voto del Parlamento europeo sulla proposta. Quindi in primavera si darà avvio ai negoziati a tre (trilogo) con Commissione europea, Parlamento e Consiglio dell'Unione europea.
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