Il riscaldamento domestico a base di legna (e carbone) in piccole stufe e caldaie emette circa la metà di tutto il particolato fine (Pm2,5) e il nerofumo (la polvere nera prodotta in prevalenza dal carbonio) all'interno dell'Unione Europea. Lo afferma uno studio dal titolo "Dove c'è fuoco c'è fumo, le emissioni dal riscaldamento domestico con legna" di European enviromental bureau (Eeb), la più grande rete europea di organizzazioni ambientaliste insieme con la danese Green transition.
Tra tutte le fonti di produzione di calore, spiega lo studio, "la combustione di legname domestico è l'inquinante peggiore, causando i costi sanitari più elevati. Sebbene le nuove stufe e caldaie a legna emettano meno particelle rispetto ai modelli precedenti inquinano molto più di altri metodi di produzione di calore disponibili, e quindi non dovrebbero essere considerate una soluzione praticabile per la riduzione dell'inquinamento atmosferico".
Al contrario, afferma l'Eeb, "si avrebbero maggiori benefici per la salute se si interrompe l'uso della combustione del legno su piccola scala e si utilizzano un migliore isolamento e soluzioni di calore pulite, come il teleriscaldamento nelle città e le pompe di calore fuori dalle città".
Scendendo nel dettaglio, lo studio afferma che una nuova stufa EcoDesign (che prevede i requisiti minimi che i prodotti a combustibile solido utilizzati per il riscaldamento devono rispettare per poter essere immessi nel mercato europeo) nel 2022 può emettere 60 volte più particolato di un vecchio camion del 2006 e 750 volte di più di un camion del 2014. Una nuova stufa EcoDesign nel 2022 può emettere 5 grammi di particelle fini per chilogrammo di legno per cui "bruciare un solo chilogrammo di legno inquinerà 500.000 metri cubi di aria completamente pulita fino al livello dell'attuale linea guida dell'Organizzazione mondiale della sanità sulla qualità dell'aria per il particolato fine (10 µg/m3).
Aiel, le stufe a legna moderne producono poco particolato. "Le moderne tecnologie nel riscaldamento domestico a legna, pellet e cippato riducono le emissioni di polveri sottili a poche decine di grammi e, nei casi migliori, con tecnologie ad emissioni "quasi zero", a pochi grammi. L'introduzione massiccia di queste tecnologie cambierà radicalmente il peso delle biomasse nelle emissioni di particolato. Sono obiettivi che in alcuni paesi europei sono già stati raggiunti concretamente, come certificano i dati ufficiali". Lo scrive in un comunicato Aiel, l'Associazione italiana energie agroforestali che rappresenta 500 imprese della filiera legno-energia. Aiel risponde allo studio di EEP (European Enviromental Bureau), che sostiene che da stufe e caldaie a legna viene la metà delle polveri sottili nella Ue.
L'Aiel sostiene che "le biomasse legnose rappresentano la principale fonte energetica rinnovabile nel nostro Paese e sono una scelta economicamente vantaggiosa per molte famiglie, ma anche un'opportunità concreta nell'ottica del contrasto al cambiamento climatico". Per ridurre e risolvere il problema del particolato, "Aiel ritiene prioritario continuare a sostenere il ricambio tecnologico di stufe e caldaie obsolete con impianti moderni e più performanti, in grado di abbattere le emissioni di polveri sottili".
Aiel cita l'inventario nazionale delle emissioni pubblicato annualmente da ISPRA. In inverno circa il 50% delle emissioni di PM10 sono prodotte dal riscaldamento domestico, a causa di tecnologie obsolete. Nel 2019 il 40,30% dell'energia termica da riscaldamento a biomassa veniva prodotta da camini aperti ed il 18,40% da stufe a legna, mentre solo il 7,9% dell'energia è prodotta mediante stufe a legna "evolute" e solo il 13,6% da stufe a pellet. Nel 2019 tuttvai le emissioni di PM10 del riscaldamento civile si confermano in calo (negli ultimi 10 anni del 24%). Il calo dipende dal turn over tecnologico, raggiunto anche grazie a incentivi come Conto Termico ed Ecobonus.