È quanto emerge dallo studio commissionato dall'associazione di organizzazioni ambientaliste europee per la protezione dei mari, 'Seas At Risk', e intitolato "The state of shipping & oceans", che denuncia "l'impatto nocivo dell'industria marittima", pubblicato in occasione del 50/o anniversario della Convenzione internazionale per la prevenzione dell'inquinamento da navi (Marpol), il più importante testo di legge internazionale concepito per affrontare l'impatto ambientale del trasporto marittimo internazionale. Lo studio viene pubblicato mentre i governi di tutto il mondo si riuniscono a Londra presso l'Imo per concordare una nuova strategia climatica per il trasporto marittimo.
Il rapporto evidenzia "il fallimento di tutti i precedenti tentativi di contenere l'impatto dannoso del trasporto marittimo sul clima, e l'enorme divario esistente tra le azioni finora intraprese e le riduzioni richieste dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) e dalla scienza più recente". Sebbene l'Onu abbia compiuto progressi nel ridurre il numero di disastri petroliferi, afferma lo studio, "il volume totale di petrolio fuoriuscito e gli altri danni ambientali causati dalla navigazione e dal commercio globale cresce a causa dell'incapacità dei governi di far rispettare le leggi".
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