Nel 2022, la Germania ha segnato un progresso delle immatricolazioni full electric del 32,3% (471.464 unità, quota di mercato al 18%), il Regno Unito del 40,1% (267.203 unità, share al 16,6%), la Francia del 25,3% (203.122 unità, share al 13,3%) e la Spagna del 30,6% (31.504 unità, share al 3,8%). In Italia lo scorso anno il calo è stato del 27,1%, a 49.058 unità, con la quota di mercato al 3,7%.
"Si dice che l'auto elettrica nel suo ciclo vitale produca più CO2 di quella a motore endotermico, e questa affermazione è smentita da decine di studi - spiega Naso -. Si dice che le batterie pongano problemi di smaltimento, mentre una volta usurate possono essere usate per gli accumuli delle rinnovabili, e alla fine riciclate. Si dice che non ci siano abbastanza punti di ricarica, ma 2/3 degli italiani ha un posto auto in garage o in parcheggio condominiale: le colonnine sono oltre 36.000, nel 2022 sono aumentate del 41%, in città ogni abitante ha 600 punti di ricarica a disposizione nel raggio di 10 chilometri".
Naso contesta l'affermazione che l'auto elettrica distrugga posti di lavoro in Italia nel settore automotive: "Tutto il mondo va verso l'elettrico, andare in quella direzione è l'unico modo per salvare l'occupazione". Secondo Motus-E è da rivedere anche il sistema degli incentivi: "Non ha senso mettere a 45.000 euro il prezzo massimo per accedere agli incentivi per un'auto a benzina o ibrida, e a 35.000 per un'elettrica. E poi perché non incentivare le flotte elettriche aziendali, che fanno aumentare le vendite e creano mercato dell'usato?".
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