MILANO - Il made in Italy è un elemento cruciale dell'identità culturale dell'Italia, che incarna la capacità tutta italiana del creare ed è un patrimonio di saperi da difendere. Lo vedono così gli imprenditori italiani interpellati dal gruppo Sanpellegrino nell'ambito dello studio, illustrato a Expo in occasione del convegno 'Made in Italy dopo Expo', dal titolo 'Le esigenze delle aziende e le proposte degli imprenditori per valorizzare il made in Italy dopo Expo', realizzato su un panel di oltre 450 imprese. Lo studio ha ispirato il 'Manifesto per il made in Italy' sottoscritto a Expo da alcuni imprenditori e consegnato al governo italiano. Secondo il 33 per cento degli imprenditori il made in Italy è un elemento centrale dell'identità culturale del Paese e rappresenta anche un patrimonio di conoscenze da difendere (15%). Tra i punti di forza indicati c'è la percezione del valore per il 34 per cento, la grande attenzione alla qualità (31%) e la capacità di interpretare al meglio i bisogni immateriali della società (21%), come estetica, cultura, socialità ed emozionalità. Punti di debolezza del made in Italy sono invece secondo le imprese prima di tutto la modesta competitività in ricerca e innovazione (34%) e la difficoltà di aprirsi al cambiamento (26%). Sono il 37 per cento gli imprenditori che ritengono come l'Italia valorizzi queste eccellenze produttive "poco o nulla, perchè è necessario fare sistema e manca una cultura propositiva". Le imprese guardano anche alla burocrazia come elemento che frena la competitività a livello internazionale: per sei imprenditori su 10 (56%) serve una politica fiscale meno gravosa, il 47% vorrebbe invece una burocrazia più snella e il 39 per cento indica la necessità di legare le eccellenze territoriali a una visione globale. Infine le proposte per rilanciare il made in Italy nel mondo: secondo il 63 per cento degli imprenditori occorre collocare sui mercati internazionali non una singola impresa ma promuovere l'Impresa Italia, il 58 per cento punta sulla formazione per la quale servono più investimenti.
30 ott. 2015