"È un dato di fatto che la penetrazione
mafiosa non riguarda solo più i tradizionali settori
imprenditoriali, ma si snoda e permea di sé anche quelli di più
recente sviluppo, rappresentati proprio dal gioco e dalle
scommesse, dalla gestione delle slot machine, dalle scommesse
sportive on line fino al fenomeno del match fixing". Lo ha detto
nell'Aula della Camera la presidente della commissione Antimafia
Rosy Bindi in discussione generale sulla relazione della
commissione che sarà votata domani dall'Assemblea di
Montecitorio. Secondo Bindi, "il comparto del gioco risulta di
altissimo interesse per la criminalità di tipo mafioso, stante
la possibilità di realizzare, attraverso la gestione diretta o
indiretta delle società inserite a vario titolo in tale
comparto, ingenti introiti, anche attraverso il riciclaggio e il
reinvestimento di capitali provenienti dalle tradizionali
attività delittuose, riducendo al minimo il rischio di incorrere
nella morsa dell'attività repressiva delle forze di polizia. Il
lavoro di inchiesta della Commissione ha infatti rilevato che, a
fronte di rilevanti introiti economici, l'accertamento delle
condotte illegali è alquanto complesso e le conseguenze
giudiziarie piuttosto contenute, in ragione di un sistema
sanzionatorio, quale quello vigente, che, a causa di pene
edittali non elevate per il reato di gioco illecito, non
permette l'utilizzo di più efficaci sistemi di indagine, ed esso
è presto destinato alla prescrizione". Ma neanche il "gioco
legale" è immune alle infiltrazioni mafiose. "Si tratta - ha
spiegato Bindi - di un settore che, non dimentichiamo,
appartiene allo Stato, e che, sebbene gestito da privati
attraverso il sistema delle concessioni, è pur sempre esercitato
in nome dello Stato. All'esito di numerose indagini è stato
accertato - ha detto Bindi - che la criminalità mafiosa ha
operato enormi investimenti in questo comparto, acquisendo ed
intestando a prestanome sale deputate al gioco, oppure mediante
l'inserimento di uno o più sodali, all'interno dell'organigramma
delle compagini societarie di gestione degli esercizi deputati
al gioco, quali preposti o con altri compiti di rappresentanza,
sia per percepire rapidamente guadagni consistenti sia per
riciclare capitali illecitamente acquisiti". Interferenze
mafiose che, secondo la presidente dell'Antimafia, "talvolta
lambiscono anche le stesse società concessionarie, che, proprio
perché poste al vertice della filiera del gioco legale, sono le
prime a spendere il nome dello Stato di fronte ai cittadini
giocatori". Da qui la necessità di "adottare misure atte ad
arginare tale fenomeno, a partire innanzitutto da una più
stringente regolamentazione, dal momento concessorio, idoneo ad
assicurare l'effettività di un sistema di legalità sostanziale,
fino all'ultimo anello della catena della filiera del gioco.
Nessun operatore deve essere escluso".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA