Le scuole avranno sempre più
difficoltà a organizzare gite scolastiche, soprattutto quelle
più lunghe: la causa starebbe di una norma contenuta del nuovo
Codice degli Appalti, in vigore dal 2023. Lo scorso anno,
infatti, l'Agenzia Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha reso
obbligatorio l'utilizzo del Mercato elettronico MePA per le gite
scolastiche, mentre il nuovo Codice degli Appalti impone alle
scuole di diventare stazioni appaltanti qualificate per
stipulare contratti superiori ai 140 mila euro. Le nuove regole
prevedono però procedure lunghe e complesse per le gare
d'appalto, costi lievitati, un aumento di lavoro per le
segreterie e responsabilità maggiori per i docenti che
accompagnano gli studenti. Per questo, molte scuole starebbero
rinunciando ad organizzare uscite didattiche, viaggi di
istruzione e scambi culturali.
Per risolvere la questione il Mit starebbe studiando un
possibile rimedio, quello di affidare la gestione delle gare
d'appalto agli Uffici Scolastici Regionali (Usr), che verrebbero
qualificati come stazioni appaltanti. Ma a questo punto,
secondo i presidi, andrebbero potenziati i loro organici,
altrimenti il rischio è il caos.
"Nel febbraio scorso, l'ANAC, in seguito alle proteste dei
dirigenti scolastici e delle associazioni che rappresentano le
agenzie di viaggio, ha approvato una deroga fino al 30 settembre
2024 per garantire alle scuole di poter procedere autonomamente
agli appalti indipendentemente dal valore degli affidamenti. La
deroga è scaduta senza che nessuno al Ministero abbia pensato ad
intervenire. Chiediamo al Ministro Valditara cosa intenda fare
per mettere a disposizione dei dirigenti scolastici, quanto
prima, strumenti che possano garantire modalità semplici e
immediate per attivare gli affidamenti per i viaggi di
istruzione che sono parte integrante della vita di tutte le
scuole e del percorso formativo di alunni e studenti", dicono
Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd e Simona
Malpezzi, vicepresidente della commissione bicamerale infanzia e
adolescenza, che hanno annunciato di aver depositato
un'interrogazione in merito alla Camera ed al Senato.
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