L'Associazione Vittime del Dovere sta
seguendo con particolare attenzione l'iter parlamentare del
Progetto di Legge 2435 "Delega al Governo per l'efficienza del
processo penale e disposizioni per la celere definizione dei
procedimenti giudiziari pendenti presso le corti d'appello" e ha
inoltrato alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri, al Ministro della Giustizia, alla
Commissione Giustizia e ai gruppi parlamentari della Camera dei
Deputati alcune osservazioni.
La "febbrile necessità di riforma, sollecitata da questioni
finanziarie, - spiega una nota - impone l'obiettivo della
riduzione del 25% dei tempi del giudizio penale e tale "corsa
all'oro" fa temere l'adozione di provvedimenti frettolosi,
finalizzati ad una riduzione dei tempi, senza un'adeguata
valutazione delle tante variabili che
incidono sull'attuale durata dei procedimenti".
Le proposte emendative governative, continua, "non solo non
porteranno ad alcun concreto beneficio ai fini della rapida
definizione dei processi ma, diversamente, colpiranno fortemente
il principio di certezza della pena e avranno ripercussioni
sull'effettiva funzione rieducativa della pena. In primis
l'inserimento di pene sostitutive delle pene detentive".
"Tale scelta - prosegue la nota - , vincolata alla pena
effettivamente inflitta e non anche alla natura dei reati, così
come ai limiti di pena edittale, necessita sicuramente di
parametri molto stringenti."
Infine, si aggiunge, "preoccupazione oltre misura desta la
scelta di introdurre l'improcedibilità del giudizio d'Appello e
di quello in Cassazione per mancato rispetto dei termini,
rispettivamente di due e un anno". "Il timore - si afferma- è
che l'improcedibilità possa cadere come una tagliola su molti
procedimenti con enorme danno per la tutela del diritto delle
Vittime e dei loro familiari, che vedranno respinta la propria
richiesta di giustizia. Sul punto quindi non si può che chiedere
un intervento volto ad eliminare le ipotesi di improcedibilità
legate al semplice decorso di un termine".
"Molte - continua - sono le azioni che potrebbero influire
positivamente su una più rapida definizione dei procedimenti,
quali maggiori investimenti in personale e strutture, visto che
le Corti d'Appello sono attualmente oberate e sotto organico.
Di contro si teme che le impugnazioni saranno stimolate proprio
al fine di sfruttare le attuali "debolezze" del sistema
giustizia e gli effetti concreti consisteranno nel vanificare il
lavoro compiuto dalla polizia giudiziaria e dai magistrati oltre
a frustrare le istanze di giustizia delle Vittime".
"Certamente - si conclude - non confortano le parole del
Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, che proprio in merito
alla riforma continua a ribadire che l'Italia non può perdere
"il treno del Recovery", tuttavia riconoscendo che le riforme
proposte sono "esigenti".".
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