Il progetto criminale di Cosa Nostra
dietro le stragi di Capaci e di via D'Amelio è almeno in parte
"fallito" : se è stata realizzata la vendetta nei confronti di
Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, non è riuscito il
secondo obiettivo, cioè quello di "impedire che l' esperienza di
Falcone si trasformasse in leggi e modelli destinati a durare.
In poco più di un anno Falcone ha posto le basi per sistemi
investigativi moderni, efficaci e rispettosi dei diritti della
persona. Arrestare quel processo era il vero obiettivo
strategico di Cosa Nostra". A ragionare sulle stragi di mafia a
30 anni di distanza è il procuratore nazionale antimafia
Giovanni Melillo, che avverte: "non può esserci contrasto
efficace al di fuori del perimetro dello Stato di diritto", di
cui sono cardini "l'indipendenza del potere giudiziario ela
libertà di informazione". Il capo della procura antimafia parla
alla Scuola di formazione e aggiornamento dell'amministrazione
penitenziaria, dove è stata allestita la mostra fotografica
"L'eredità di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino", realizzata
dall'ANSA per ricordare i due magistrati simbolo della lotta
alla mafia.
All'iniziativa partecipa il ministro della Giustizia Carlo
Nordio, che estende il tributo reso con questa giornata a
Falcone e Borsellino anche "a tutti gli altri servitori dello
Stato o della società civile che hanno dato la vita durante
quegli anni tristissimi". Nordio sottolinea il loro "coraggio" e
ricorda anche l'esperienza dei magistrati che come lui furono
impegnati in tutta Italia in prima linea contro il terrorismo.
"Eravamo meno di una quarantina a indagare e ricevemmo tutti
lettere con la stella a cinque punte". Nello spazio di tre
giorni tre di loro vennero uccisi. "Calcolammo che non saremmo
arrivati a Natale, ma abbiamo continuato".
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