(di Francesco Bongarrà)
PRIMO DI NICOLA, 'ANNACUCCÙ'
(CASTELVECCHI, PAG. 240, PREZZO 18,5 EURO)
Quanto ci si può fidare degli adulti? E quanto si può
resistere alle prepotenze e alle ingiustizie prima di
ribellarsi? Sono gli interrogativi che corrono nelle pagine di
"Annacuccù", primo romanzo del giornalista e oggi senatore M5S
Primo Di Nicola. Romanzo sorprendente nella scrittura e nella
trama, che attraverso la voce di un ragazzo, Cosmo, racconta la
vita di una comunità apparentemente senza luogo e senza tempo.
C'è già chi ha richiamato "Fontamara" di Ignazio Silone per
questo libro. Calato in una comunità non collocabile
geograficamente e perciò universale, tanto che la storia
potrebbe svolgersi indifferentemente in Italia, come in Messico
o in qualsiasi altro paese del Sud del mondo. Una comunità che
tenta di ribellarsi alle angherie e alle prepotenze del potere
senza riuscirci a causa dell'inconcludenza e della vigliaccheria
degli adulti e che solo grazie al coraggio e alla forza di un
ragazzo, alla solidarietà dei suoi giovani amici, riesce alla
fine a riscattarsi.
Un inno alla purezza dell'amicizia giovanile e alla speranza,
pure in un orizzonte sociale dolente e cupo. Cosmo è poco più di
un bambino (11 anni) quando inizia a scrivere un diario, "anche
se non sa neanche cos'è un diario". Comincia sentendone parlare
dalla maestra, simbolo anch'essa di una scuola ostile e nemica.
Trascrive i drammi e le vicende di Riosogno: l'intimità e il
legame con Luce, con la quale vive le storie del paese iniziando
a scoprire i primi turbamenti dell'amore; il legame con la
madre, che lo spinge a studiare sperando di allontanarlo da una
realtà anche per lei nemica e "perché non diventi come suo
padre". E poi gli amici: Maggio che non parla più e che alla
fine riconquista la parola; Ardo che vuole salvare dal tribunale
i fratelli "figli della vergogna". Senza trascurare le storie
incrociate dei compaesani che vengono a farsi leggere le lettere
ricevute dai familiari emigrati. E soprattutto le prepotenze di
Isso, sindaco-padrone di Riosogno, che con i suoi "accostati" si
rivela protagonista di ogni sorta di prepotenza e ingiustizia
nei confronti degli avversari politici.
E' in questo intreccio di umanità autentica che due eventi
sconvolgono la vita di Riosogno, che nell'acqua e nell'armonia
con la natura trae da sempre le sue fonti di energie vitali
oltre che i mezzi di una misera sussistenza: prima la deviazione
del fiume, "venduto" dal sindaco corrotto e che distrugge
l'economia del paese sino ad allora imperniata sul lavoro delle
segherie, dei mulini e della cartiera; e poi il terremoto che
annienta il paese privando le famiglie anche delle loro
abitazioni. Ma arrivano le elezioni, il padre di Cosmo con i
suoi amici sembrano decisi a fare una lista per conquistare il
Municipio e "sistemare" Isso. I ragazzi lo sperano e seguono
trepidanti il tentativo. Solo che alla fine, dopo tante parole e
promesse, i "grandi" non concludono niente, deludendo i ragazzi
per la loro vigliaccheria. Inizia qui una sorprendente presa di
coscienza, in capo alla quale con un gesto estremo di ribellione
Cosmo decide di "fargliela vedere lui a Isso".
Una storia di riscatto sociale e civile. Ecco cosa sembra
essere in fondo "Annacuccù", accompagnata da un prezioso
arricchimento culturale che l'autore lascia intravedere nel
protagonista-bambino alle prese con il suo diario e la conquista
di un vocabolario e un linguaggio in grado di fargli raccontare
e rendere comprensibile anche ai "forestieri" le vicende di
Riosogno. Elementi che non possono che gettare le premesse
ulteriori per un futuro diverso e comunque carico di attese e di
speranze. Con Cosmo e i suoi amici forse finalmente padroni dei
loro destini.
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